di Gaetano Santangelo

        L’assonanza tra le parole reflex e riflettere giustifica la scelta del nome di questa rubrica che ho tenuto su Amadeus dal febbraio 2015 al dicembre 2019 quando il mensile, nato nel dicembre 1989, compiva trent’anni.

Il cd di copertina costituisce fin dal primo numero il cuore di Amadeus. Un cuore che ci siamo sempre preoccupati di far battere in sintonia con quello dei lettori, tra i quali sappiamo di poter annoverare esperti appassionati, neofiti alle prime armi e non pochi addetti ai lavori. Come si può facilmente immaginare, non è impresa trascurabile accontentare una platea così eterogenea. Gli elementi in gioco sono molti e di varia natura: la fama del compositore, la notorietà dell’opera e quella dell’interprete, l’organico strumentale, l’epoca storica … Ogni mese si pone lo stesso dilemma: qual è la soluzione ideale tra il grande compositore interpretato da un artista famoso e il compositore poco noto affidato a un artista sconosciuto? e tra un’opera solistica e una orchestrale? Molte sono le combinazioni possibili e non tutte destinate a incontrare necessariamente il gusto dei lettori. Dopo venticinque anni di vita di Amadeus, più di trecento uscite (speciali e supplementi a parte) e dopo più di trent’anni di dominio del mercato del cd (in vendita ovunque, dai supermercati all’edicola con quotidiani, settimanali e mensili, allegato a innumerevoli collane) non è difficile immaginare quanto sia elevato oggi il rischio dei doppioni, soprattutto quando la scelta cade sulle opere più popolari. Ecco perché abbiamo preferito proporre autori ingiustamente trascurati (come Rolla o Sgambati) o opere poco note di famosissimi compositori (come i Canti Polacchi di Chopin o i Quintetti di Boccherini), rendendo così un servizio al pubblico e alla musica.

E che dire dei giovani interpreti che in tutti questi anni, anche grazie ad Amadeus, hanno potuto conquistare una ribalta che sarebbe stata preclusa ancora per molti anni? Spero che risulti abbastanza chiaramente che la complessità del mondo in cui svolgiamo il nostro lavoro ci obbliga a scelte che, se a prima vista sembrano impopolari, si rivelano alla lunga vincenti se non nella quantità nella qualità, che è poi l’elemento che determina la durata. In un settore così instabile e soggetto alle mode, come quello in cui opera chi si occupa di cultura, è importante non trascurare i numeri, anzi, sono fondamentali, c’è un solo pericolo: interpretarli in modo errato.

(Amadeus n. 309 – agosto 2015)