di Gaetano Santangelo
L’assonanza tra le parole reflex e riflettere giustifica la scelta del nome di questa rubrica che ho tenuto su Amadeus dal febbraio 2015 al dicembre 2019 quando il mensile, nato nel dicembre 1989, compiva trent’anni.
Che un Conservatorio si occupi di giovani è scontato, che cerchi di valorizzarli individuando i più dotati è scritto tra le righe dei regolamenti e fa parte degli obbiettivi istituzionali. Il difficile è costituito dalle modalità che si attuano per raggiungere lo scopo suddetto. Il percorso più diffuso e praticato è quello del concorso. Uno strumento talvolta crudele che alla lunga risulta ancora il più efficace per far risaltare non solo le doti musicali, ma le capacità di ogni singolo concorrente alla tenuta in qualità di interprete a uno stress che costituisce il dato comune di ogni performance pubblica. In tutti questi anni di militanza nel mondo della musica ho potuto constatare che molti validissimi interpreti sono stati costretti a rinunciare alla carriera di solisti per troppa emotività. Al momento giusto e, posti di fronte a un pubblico pronto a giudicare ogni possibile defaillance, erano incapaci di reagire e controllare le proprie emozioni. In questi casi la rinuncia alla carriera d’interprete solista è stata inevitabile.
Ora il Conservatorio di Milano ha adottato la via più ovvia e tradizionale per indurre i propri studenti a mettersi in luce istituendo un concorso con premi che possono costituire un ottimo incentivo a partecipare. Sono previste ben sette categorie di premi: solisti del biennio, del triennio, preaccademici, musica da camera, giovanissimi (nati dopo il 31 maggio 2001), canto e composizione. Non basta, ai vincitori sarà assegnato un premio che prevede la pubblicazione di un cd e vari concerti che sono un ulteriore incentivo all’impegno per una carriera che richiede studio e costanza. Il concorso è dunque ancora il miglior strumento a disposizione di chi si occupa di musica per far emergere rapidamente i più dotati e imporli all’attenzione del pubblico. Ma è evidente che lo scopo primario di questo concorso è fortemente educativo per chi intende affrontare la carriera di solista. In pratica il messaggio è chiaro: lo studio e l’impegno costante sono solo il primo passo, uno dei tanti elementi che possono fare di un buon studente un ottimo solista. Non abbiamo parlato di doti innate, che pur esistono, ma quelle sfuggono a ogni possibile controllo. Se ci sono prima o poi emergono, salvo errori od omissioni.
(Amadeus n. 328–marzo 2017)