di Gaetano Santangelo
L’assonanza tra le parole reflex e riflettere giustifica la scelta del nome di questa rubrica che ho tenuto su Amadeus dal febbraio 2015 al dicembre 2019 quando il mensile, nato nel dicembre 1989, compiva trent’anni.
In questi ultimi giorni mi è capitato di imbattermi in un paio di scritti che avevano un tema comune: una parola che, nella vita caotica e rumorosa del mondo attuale, sembra appartenere a un altro pianeta, dove regna “il silenzio”. Gli incontri li devo all’illuminante breve saggio di Mario Brunello (Silenzio, il Mulino, 2014) e al delizioso contributo di Giordano Montecchi, “Bla-bla universale” per la nuova rubrica In 4/4.
I silenzi, è noto, non sono tutti uguali: ci sono i silenzi da evitare e silenzi da cercare. Sarebbe stata una bella provocazione dar retta a Montecchi e rendere silenziosa, cioè bianca, questa pagina. Ma pur essendo d’accordo con lui quando dice che il “supremo balsamo spirituale è il silenzio”, la pagina volutamente bianca mi spaventa, perché finisce per essere più rumorosa di qualsiasi altra ed evoca “Il grido” di Munch.
Altri silenzi sono quelli suggeriti dalle riflessioni di Mario Brunello. Spingono a rivedere la definizione di musica come arte dei suoni occorre aggiungere che è anche arte dei silenzi. Ma la musica per me è anche l’arte del tempo che passa. Infatti senza il trascorrere del tempo alla musica mancherebbe lo spazio per esistere. Regnerebbe il silenzio che sta secondo Brunello “fuori dal tempo”.
Ma anche la pagina scritta impone il silenzio. In questo caso ne costituisce l’elemento essenziale, come l’acqua per il nuotatore. Leggo per lavoro e per piacere e sono spesso alla ricerca del silenzio. Leggere in treno tra squilli di telefonini e il bla bla universale di mogli, amici, amanti … è diventato impossibile. È quindi necessario ritagliarsi un momento di silenzio da dedicare alla lettura. Mi auguro che il nuovo Amadeus possa continuare ad arricchire i silenzi dei vostri ascolti e delle vostre letture.
(Amadeus n. 302 – gennaio 2015)