di Gaetano Santangelo

        L’assonanza tra le parole reflex e riflettere giustifica la scelta del nome di questa rubrica che ho tenuto su Amadeus dal febbraio 2015 al dicembre 2019 quando il mensile, nato nel dicembre 1989, compiva trent’anni.

Sarà un caso, ma una spiegazione dovrà pur averla il fatto che nei libretti (booklet) dei cd in commercio sia praticamente sparito l’italiano. Non mancano Inglese, francese e tedesco, talvolta troviamo lo spagnolo, ma l’italiano è spesso, se non sempre, assente. La spiegazione è semplice e scontata: il mercato del disco di musica classica in Italia è a livelli praticamente prossimi allo zero e pertanto i produttori di cd (quasi tutti domiciliati all’estero, con uffici che nel nostro Paese si occupano prevalentemente del repertorio leggero o si limitano, salvo rare eccezioni, a svolgere un servizio puramente commerciale) non sprecano soldi e fatica per fornire ai loro prodotti anche una piccola dose di testo in italiano.
Mi è capitato tra le mani il bellissimo disco dedicato al Winterreise di Schubert nella strepitosa interpretazione del tenore Jonas Kaufmann, premiato dalla giuria di Amadeus come miglior disco della categoria di musica da camera commercializzato nel 2014, (un disco che consiglio caldamente) e, consultando il libretto allegato al cd, salta subito agli occhi, in tutta la sua dolorosa evidenza che, nella parte dedicata a riprodurre i testi delle poesie di Wilhelm Müller, la prima colonna reca il testo originale in tedesco, la seconda colonna la traduzione inglese, la terza quella francese e la quarta … la quarta è impietosamente bianca. Piuttosto che l’italiano il nulla. Non è difficile immaginare l’importanza della comprensione del testo in un’opera dove la poesia e la musica sono protagoniste. Quella colonna bianca dove avrebbe potuto benissimo trovare posto la traduzione italiana del testo di Wilhelmn Müller denuncia una carenza culturale che si trascina da decenni. Un’incuria che, contrariamente a quanto avviene in altri paesi dove il testo nella lingua locale è obbligatorio, si manifesta in una colonna impietosamente bianca.

(Amadeus n. 313 – dicembre 2015)