In occasione dl decennale della morte di Claudio Abbado, avvenuta a Bologna il 20 gennaio del 2014, iniziamo la pubblicazione di tutti gli articoli dedicati da Amadeus al grande direttore d’orchestra, protagonista della vita musicale del Novecento e di questo primo scorcio del nuovo secolo.
È stato inevitabile che, fin dal primo numero, la nostra attenzione fosse rivolta al Maestro da poco eletto a una delle cariche più prestigiose: quella di direttore dei Berliner Philharmoniker.
(Febbraio 1993 – Amadeus n. 39)
In Italia i mitici Berliner con Abbado
di Luciana Fusi
Tornano questo mese in Italia, a più di vent’anni dall’ultima tournée, i Berliner Philharmonisches con Claudio Abbado che ne è, dall’ottobre 1989, il Direttore principale. E per questa straordinaria occasione di musica offerta a sei città – Milano, Napoli, Venezia, Ferrara, Ravenna, Reggio Emilia nelle date e nei luoghi che riportiamo a parte – è finalmente legittimo parlare di evento, una parola oggi usata a sproposito in troppi altri casi. I Berliner sono un’orchestra mitica, una delle più antiche e titolate d’Europa, cresciuta nel respiro del grande sinfonismo tedesco ma aperta alle correnti musicali più vive che hanno incrociato nel nostro secolo la sua storia ultracentenaria. Storia di una cultura esecutiva in continua evoluzione, inseparabile da quella delle figure carismatiche che, dal podio, l’hanno ispirata: Hans von Bülow, Arthur Nikisch, Wilhelm Furtwängler, Sergiu Celibidache, Herbert von Karajan e ora Claudio Abbado.
La presenza del direttore milanese alla guida dei Berliner li aveva già ricondotti in Italia due anni fa per un unico memorabile concerto a Ferrara Musica, la manifestazione alla quale Abbado si è associato e collabora con il massimo impegno. Proprio in quella circostanza venne resa pubblica l’intenzione di una tournée, poi concretizzata affidandone l’organizzazione al festival ferrarese e, per quanto riguarda Milano, alla Società del Quartetto che insieme alla Scala si era assicurata il concerto inaugurale. «Sì, noi vantiamo una specie di primogenitura», conferma l’avvocato Antonio Magnocavallo, consigliere del Quartetto e vicepresidente della Fondazione del Teatro alla Scala. «Fu lo stesso Maestro, nostro ospite con l’orchestra Mahler nella primavera dell ’89, non ancora nominato, ma già da tempo assiduo dei Berliner, a prometterci di riportarli a Milano. Ed è interessante ricordare un precedente storico: nel 1900, la prima tournée italiana della Filarmonica berlinese, con Hans Richter sul podio, ebbe inizio alla Società del Quartetto. Von Bülow vi era già apparso più volte, fin dal 1870. E Richard Strauss vi diresse, nel 1903, Morte e Trasfigurazione che ora apre il concerto di Abbado».
Molte città si sono contese gli altri appuntamenti. «Purtroppo non si è potuto accontentarne che alcune – dice Mauri Meli, direttore artistico di Ferrara Musica – dando la preferenza a quelle che dispongono di una sala adatta all’ascolto sinfonico. Ci è dispiaciuto particolarmente dover escludere Roma dove l’Accademia di Santa Cecilia, una delle istituzioni più serie, ne è ancora priva. Ma un’orchestra così prestigiosa e rigorosa esigeva, da parte nostra, i massimi riguardi». Preziosa la collaborazione degli sponsor: il concerto di Milano è reso possibile dall’intervento dell’l.C.I. Italia, un importante gruppo chimico internazionale.