di Gaetano Santangelo
L’assonanza tra le parole reflex e riflettere giustifica la scelta del nome di questa rubrica che ho tenuto su Amadeus dal febbraio 2015 al dicembre 2019 quando il mensile, nato nel dicembre 1989, compiva trent’anni.
Chissà che non sia un bene che questa musica, quella cosiddetta classica, non abbia un nome condiviso. I tentativi di darle la giusta denominazione sono stati tanto numerosi quanto inutili: musica colta, musica d’arte, musica seria, che per qualcuno equivale a musica pesante, da contrapporre a quella definita leggera. Ora, grazie alla lungimiranza di un musicologo di lunga e profonda esperienza come Quirino Principe, siamo approdati a “musica forte”.
Non perché l’altra sia debole, precisa, ma perché contiene in sé tutti gli elementi della musica, quindi l’unico aggettivo che sembra non avere controindicazioni è “forte”. Ricorda poi che il termine “classica” è già attribuito a un preciso periodo della storia della musica che si colloca tra il Barocco e il Romantico, mentre il termine “musica d’arte” appare abbastanza generico e altrettanto può dirsi per i termini grande, bella, ecc.
Musica forte è quindi un termine che potrebbe mettere d’accordo tutti, se non ché anche questa definizione mostra il fianco a possibili critiche. Intanto si è costretti a chiarire che questo termine non si contrappone al proprio opposto: debole. Ma ciò non toglie che in questo debole confluisca per esclusione tutta quella musica che ai cultori della “musica forte” non piace. Ci si domanda allora: sono deboli il jazz, il rock, la canzone? Ebbene a ben guardare la vera musica forte è proprio questa. Intanto perché piace ai giovani e perché negli anziani sa evocare il tempo della giovinezza, il tempo dei primi amori e dei primi momenti felici. Non è un caso che gli innamorati abbiano una canzone preferita e non una Sinfonia, una Sonata o un Quartetto. È una forza che non appartiene a nessun’altra forma d’arte. A questo punto e per esclusione dovremmo definire debole la musica di Chopin, Beethoven, Bach, Mozart … ma su di lei il tempo passa senza provocare danni. Infatti essa è al di sopra del tempo e quindi è immortale. Che sia questo il termine che cercavamo?
(Amadeus n. 312 – novembre 2015)