di Gaetano Santangelo

        L’assonanza tra le parole reflex e riflettere giustifica la scelta del nome di questa rubrica che ho tenuto su Amadeus dal febbraio 2015 al dicembre 2019 quando il mensile, nato nel dicembre 1989, compiva trent’anni.

          È possibile che la cucina possa aver abbattuto anche l’ultimo baluardo costituito dalla musica classica, che a rigor di logica dovrebbe essere del tutto estranea a tale argomento? Può la musica, la più pura asettica e immateriale delle arti, accogliere idee e considerazioni che appartengono invece alla più materiale e prosaica attività umana, quella del mangiare? A rigor di logica, dunque, a qualche purista potrebbe sembrare una contaminazione. Ma, tra queste posizioni estreme, forse c’è una giusta via di mezzo, costituita da un approccio che non sale dalla cucina alla musica, ma compie un percorso inverso: se parte dalla musica come motore dei temi culinari e si rifà a scene di teatro musicale (gli esempi sono infiniti), o a personaggi che amavano l’arte e la vita (solo una falsa mitologia romantica ha suggerito una visione distorta del rapporto tra i due elementi come se l’arte non facesse parte della vita) anche la cucina ha una sua ragione d’essere in un giornale che si occupa di musica.
Non possiamo ignorare che la cucina sia diventata il luogo più frequentato dalla maggior parte degli italiani. Lo dimostra l’inflazione di programmi tv dedicati a questo argomento e i picchi di vendita dei libri di ricette. Del resto non è stato forse l’alimentazione il tema dell’Expo 2015? Anche se in questo caso si tratta del bisogno primario, mentre la cucina rappresenta uno stadio più civilizzato tanto da essere definito anche “arte culinaria”, alla quale si sono dedicati fior di intellettuali. Forti di queste premesse ci siamo rivolti a lui, a sir John Falstaff suscitando un forte attacco di invidia a chi se l’è lasciato scappare.  Il nostro primo obbiettivo è di dimostrare (sono sicuro che con un esperto come Ambrogio Maestri la cosa riuscirà in pieno) che anche la cucina è parte integrante del mondo della cultura, e a questo punto la vicinanza con il mondo della musica appare in tutta la sua pregnanza (da Rossini in poi). Anche perché, se a detta di qualche politico con la cultura non si mangia, voglio vedere se i suddetti politici se la sentono di affermare che con la cucina non si guadagna. Provate a chiederlo a Benedetta Parodi e al suo editore.

(Amadeus n. 317 – aprile 2016)