In occasione dl decennale della morte di Claudio Abbado, avvenuta a Bologna il 20 gennaio del 2014, iniziamo la pubblicazione di tutti gli articoli dedicati da Amadeus al grande direttore d’orchestra, protagonista della vita musicale del Novecento e di questo primo scorcio del nuovo secolo.
È stato inevitabile che, fin dal primo numero, la nostra attenzione fosse rivolta al Maestro da poco eletto a una delle cariche più prestigiose: quella di direttore dei Berliner Philharmoniker.
Qui riportiamo un articolo di Klaus Geitel, uno dei più autorevoli critici musicali tedeschi, che ha svolto anche attività di imprenditore nell’ambito culturale.

(febbraio 1990 – Amadeus n. 3)

Con impeto, Claudio Abbado conquista tutta Berlino

Dopo il fuoco di fila delle domande dei giornalisti della carta stampata e delle televisioni di molti Paesi,
all’atto pratico, con la bacchetta in mano, si sono subito delineati i programmi in base ai quali
il neodirettore dei «Philharmoniken» appare deciso a fare dell’ex capitale della Germania
il cuore della grande attività musicale di tutta l’Europa
e il punto d’incontro tra le culture che animano il Vecchio Continente.

di Klaus Geitel

Nessun artista fino ad oggi aveva conquistato Berlino con tanto impeto. Appena atterrato a Berlino dopo la sua nomina a successore di Karajan alla guida dei Berliner Philharmoniker, Claudio Abbado, tendenzialmente taciturno, è stato trascinato davanti a una dozzina di microfoni e di altrettante telecamere: come se fosse un capo di stato della musica. E come tanti politici, a dire il vero, non aveva molto da dire.

Eckhardt con fama di diplomatico
          I rappresentanti della stampa, della radio e della televisione provenienti dall’Italia, dalla Francia, dalla Germania Occidentale ed Orientale posero sempre le stesse domande in tante lingue. Palesemente e prima di ogni cosa, la questione sulle condizioni del contratto: la sua durata, i vincoli relativi alla sua presenza, gli indirizzi artistici, l’inizio della realizzazione del programma. Ma senza una risposta esauriente a riguardo. Le trattative, in relazione alle condizioni contrattuali di Abbado, non sono per niente giunte al termine. Anche se entrambe le parti, Abbado e il «Senato» di Berlino, intendevano dare l’impressione che si trattasse della questione più facile del mondo e che il contratto sarebbe stato stipulato già a gennaio; per parte loro gli «addetti ai lavori» ritengono che la questione non dovrebbe essere poi così facile per una materia così complessa.
Un grosso colpo però Abbado lo ha già mandato in porto; egli è riuscito a far nominare, in qualità di sovrintendente commissario della Orchestra Filarmonica, Ulrich Eckhardt, amico di lunga data e direttore dei Berliner Festspiele. Eckhardt ha la fama di diplomatico nell’ambiente musicale, in grado di liberare la via al successo di chiunque dalle insidie più ardue usando arti di sottilissima intelligenza. Eckardt avrà molto lavoro da svolgere e si pensa che Abbado ne possa trarre profitto.

Con la «Chamber Orchestra of Europe»
          Solo un fatto appariva inequivocabilmente chiaro da questo primo incontro con la stampa: con immenso dispiacere di Berlino, Abbado non lascerà Vienna, la Staatsoper e quindi i «Philharmoniker» della capitale austriaca. Tuttavia sta vagliando l’ipotesi di abbreviare il soggiorno semestrale a Vienna a cinque mesi. Oltretutto nei prossimi due anni, i «Berliner» hanno relativamente pochi impegni con i Philharmoniker, s’intende, e non con la Chamber Orchestra of Europa, alla quale Abbado si era rivolto prima della sua elezione. Martha Argerich era solista nel primo concerto di Abbado con la Chamber Orchestra, per il quale ci fu quasi un’irruzione nella sala, tanto era il pubblico. La pianista argentina suonò il Concerto n. 2 per pianoforte di Beethoven, con il quale lei, Abbado e l’orchestra avrebbero potuto riempire, fino all’ultimo ordine, anche la Sala Grande della «Philharmonie» e non solo la Sala della Musica da Camera, grande appena la metà. Evitare di buttare il denaro dalla finestra nell’arte, è certamente un dato di fatto che la parsimoniosa Prussia deve ancora imparare.

Un momento della prova generale alla quale hanno assistito i berlinesi dell’Est (Foto Reinhard Friedrich/ Berlino).

L’amore per Rossini
          Abbado per i bambini. Questo programma improntava i temi del secondo concerto (sempre con la Chamber Orchestra e questa volta con la televisione). Barbara Sukowa, la diva cinematografica poliglotta della Germania e interprete, sensibile conoscitrice della musica, raccontava la storia di Prokofiev di «Pierino e il Lupo» con linguaggio pieno di humor e con grande talento nelle imitazioni, tanto che le fusa del «gatto francese» risuonassero nelle foreste russe come se fosse stato battezzato con il nome di Eliette.
In ognuno dei suoi concerti Abbado inoltre faceva conoscere il suo amore per Rossini. Le Ouvertures di Rossini come prologo ed epilogo di un concerto, anche se affascinanti ed eseguite con una strepitosa lettura sono piuttosto rare all’interno di uno stesso programma.
Infine, è maturato il tempo per il «concerto dell’incoronazione» con i «Philharmoniker» e per rendere partecipi anche i berlinesi dell’Est finalmente liberi, l’orchestra e Abbado hanno aperto loro le porte per una prova generale gratuita, un fatto accolto con immensa gratitudine ed entusiasmo da parte di un pubblico d’eccezione.
Di sera poi, sotto la luce accecante dei riflettori, l’insediamento sul trono, carico di tensione. Già al primo saluto gli applausi preannunciavano il grande evento. In programma l’Incompiuta di Schubert, dopo qualche nervosismo dell’orchestra nel primo movimento, una concentrazione mirabile in seguito. Poi un breve intervento programmatico: un brano di Rihm intitolato Daemmerung (Crepuscolo), una galoppata risonante nella notte, eseguito con un tempo chiaro e preciso da parte di Abbado.

La prima sinfonia di Gustav Mahler
          L’apice: la prima sinfonia di Mahler, pensata ed eseguita sull’intuizione di un Pianissimo iniziale che i «Philharmoniker» hanno saputo tenere magistralmente e che con spiri to, dedizione e convinzione hanno interpretato seguendo il gesto di Abbado ricco di fantasia e commozione. È risultato evidente che questa nuova collaborazione è gravida di un futuro importante. E sia detto ancora una volta: dopo il concerto di inaugurazione, l’elezione di Abbado alla guida dei «Berliner Philharmoniker», è stato anche il voto espresso ed acclamato dal pubblico. Se solo si potesse rivolgere anche ai politici dopo la nomina, almeno una volta, tanti auguri spensierati e tante felicitazioni, come ad Abbado.

(Traduzione di Michael Mathieu)