di Gaetano Santangelo

– Pierino, chi? quello delle barzellette?
– Ma no! Quello del lupo!
Pierino e il lupo? Sì, lo conosco, l’ho sentito decine di volte!
– Non lo metto in dubbio. Ma questo è un Pierino diverso. Uno così non l’hai mai sentito.
– E che sarà mai?
– Sarà che in questo Pierino c’è anche un nuovo finale, anzi un vero e proprio sequel… ed è tutto in versi, versi con tanto di garanzia.
Una garanzia che solo il poliedrico e inimitabile musicattore® Luigi Maio può offrire. Musicattore®, ma il termine gli sta un po’ stretto, e ti dico subito perché: Maio non si limita a scrivere musica propria e a trascrivere musiche di altri compositori, adattandole alle esigenze del suo teatro da camera, leggendone i testi come partiture ricche di dinamiche e agogiche musicali, ma disegna scene, costumi e cura la regia. Insomma, a questo punto non basta più nemmeno la definizione del critico Marcello Tosi: «Maio, uno e centomila», bisogna aggiornarla: «Maio, uno, tutti e centomila»

Luigi Maio nello spettacolo “Pierino e il lupo” (© Alice Colombo).

– Uno: nel momento in cui indossa i panni di un personaggio ne diventa lo specchio: uguale e diverso allo stesso tempo. Lo spettatore vede l’attore e, allo stesso tempo, il riflesso del personaggio che interpreta.
– Tutti: dei vari personaggi, da Petrolini, a Peer Gynt, da Don Giovanni al Diavolo, e così via, Maio sa cucirsi addosso, con abilità sartoriale, abiti su misura per mettere in risalto la propria “funambolica” capacità di vestire, alla bisogna, i panni del Soldato, della Principessa e del Diavolo, tanto per limitarci a citare i personaggi del suo cavallo di battaglia, LHistoire du Soldat di Stravinskij, col quale si è meritato premi e riconoscimenti internazionali. Qui è Pierino, il Nonno, il Lupo, i Cacciatori e perfino la Papera e l’Uccellino…
– Centomila: si traveste attorialmente con rapidità da far invidia al grande Leopoldo Fregoli, e se il grande Pirandello contrapponeva i centomila a nessuno, con Maio non funziona. Maio, per quanto sia bravo, non ce la fa nemmeno lui a essere Nessuno, nemmeno quando interpreta il personaggio quasi sempre presente nei suoi lavori: il Diavolo. Questo suo nessuno è invece sempre presente e rappresenta l’umanità, sempre in lotta per la sopravvivenza. Il diabolico Nessuno di Maio è un migrante in cerca di se stesso e migra appunto di personaggio in personaggio alla ricerca della sintesi tra bene e male, è il soldato che combatte la guerra dalla parte sbagliata, è l’adolescente che si lascia alle spalle il periodo più bello della vita e non lo sa. A questo, credo, serva il diabolico nel lavoro di Maio, a dare allo spettatore una chiave di lettura della vita che è una contrapposizione inestricabile tra due opposti che non si elidono, anzi si sommano all’infinito fino a ridursi a quell’uno che sulla scena cerca di far capire al pubblico le complessità della vita.
Anche Pierino e il lupo, da semplice fiaba nata per spiegare ai bambini come funzionano gli strumenti di un’orchestra, diventa apologo con intenti ben più profondi rispetto all’originale.
Il Pierino e il lupo di Luigi Maio è, d’ora in poi, il prologo di una storia che, come i feuilletton nell’Ottocento e i serial televisivi nel Duemila, riserva altre sorprese.
È stato presentato per la prima volta al Teatro Elfo Puccini di Milano con la Filarmonica della Scala diretta da Alessandro Ferrari (tutti ottime spalle del Musicattore®) a una platea di “esperti”. Tali sono i bambini di tutte le età che hanno dimostrato il loro apprezzamento con una standing ovation.
– Standing ovation?… a me sembravano tutti seduti!
– Per forza, sono piccoli e sembrano seduti, ma te lo posso assicurare erano in piedi… divertiti ed entusiasti.