Per festeggiare il ventesimo anniversario dell’inaugurazione del Teatro Annibale di Francia di Messina, sabato 13 maggio (ore 18) si svolgerà il concerto “Buon Compleanno Rach” con protagonisti Vito Paternoster (violoncello) e Pierluigi Camicia (pianoforte). Durante l’evento, organizzato dall’Accademia Filarmonica Messina, verranno eseguite musiche di Beethoven, Mendelssohn, Rachmaninov, Wagner, Paternoster.

Il teatro messinese si distingue perché è una sala acustica dinamica, progettata e realizzata dall’Architetto Antonio Galeano in occasione del 150° anniversario della nascita del Santo Padre Annibale Maria di Francia, fondatore dell’Ordine dei Rogazionisti. L’inaugurazione del teatro è avvenuta con un concerto di Uto Ughi il 9 Maggio del 2003.
A supporto di questo progetto l’autorevole periodico “Must Architectural Digest” ha scritto: «Un capolavoro di acustica e di estetica» e Uto Ughi ha affermato: «Credo che questa sala sia stata costruita con criteri assai positivi».

Il Teatro Annibale di Francia si trova in Piazza Spirito Santo 5 a Messina.
Per informazioni sul concerto: telefono 090.6406547, e-mail teatroannibale@gmail.com

LE ORIGINI DEL TEATRO

I miei studi di spazi della musica rappresentano da sempre una parte, ritengo significativa, del mio fare architettura.
Questi studi nascono da un metodo che ho sempre seguito, e che prevede di studiare per quanto possibile tutto lo stato dell’arte su un dato argomento, e quindi provare ad azzerare le conoscenze per cercare di capire se non esiste un idea migliore finora non sperimentata.
L’idea che sta alla base dei miei studi sull’architettura degli spazi destinati all’ascolto musicale è che questi non debbano essere più concepiti come contenitori di spettatori e musicisti ma come strumenti musicali a scala edilizia. Al pari degli strumenti musicali dovranno potersi accordate per venire incontro alle esigenze dei fruitori, in questo caso i musicisti e il pubblico in sala.

Cronologicamente il mio interesse per gli spazi della musica è probabilmente il più antico rispetto ad altre tipologie di Architetture, ed è un interesse nato sul campo, e solo dopo affinato sui testi dedicati alla materia.
Sono un appassionato di musica, e in particolare di musica classica. Fin dal primo anno d’università mi trovai a frequentare con assiduità i concerti di musica classica della mia città, che è Messina. Nella seconda metà degli anni ottanta non esistevano a Messina spazi adeguati per l’ascolto della musica classica, con eccezione a mio avviso della Sala Laudamo, uno spazio però dotato di circa un centinaio di posti, quindi non adatto per una stagione musicale con un numero alto di abbonati. I concerti allora si tenevano al Teatro della città  il Vittorio Emanuele, che è anche un teatro lirico, e occasionalmente in spazi di più ridotta capienza come il Cine-Teatro Savio e a in alcune chiese come la Chiesa di San Francesco di Paola.

In quegli anni il violinista Uto Ughi, dopo averci suonato, aveva giudicato cattiva l’acustica del Teatro Vittorio Emanuele, e da allora si era rifiutato di tornarci. Uto Ughi, dispiace dirlo da Messinese, a mio avviso, e ad avviso di tanti altri, aveva ragione. Anche gli altri spazi allora utilizzati in città avevano secondo me un acustica non soddisfacente. O erano sale in cui si sentiva poco, tecnicamente sale secche, o erano chiese in cui il riverbero sonoro era troppo prolungato, quindi tale da coprire i fraseggi, sopratutto in occasione dell’esecuzione di partiture destinate alla musica da camera.
La tematica dell’acustica architettonica era per me tanto affascinante, quanto, verso la metà degli anni ottanta, non sufficientemente esplorata dalla letteratura in materia. Le monografie di acustica architettonica erano poche e altrettanto poche le notizie sui testi di fisica tecnica. Dopo non brevi ricerche sui testi italiani ed inglesi disponibili indirizzai le mie ricerche sugli studi di Sabine, un fisico statunitense operante fra la fine dell’Ottocento e i primi due decenni del novecento, e quindi su quelli di un altro studioso sempre statunitense, allora vivente, Leo Beranek.
Sabine fu il primo attraverso una formula a mettere in correlazione il volume di una sala con l’insieme delle superfici fonoriflettenti presenti nella sala stessa. La sua formula permette di determinare il tempo di riverbero sonoro di una sala in funzione dei parametri prima descritti. Beranek invece mise a punto 18 parametri concomitanti per la buona acustica di una sala, uno sforzo lodevole anche se alcuni di questi parametri sono più di tipi soggettivo che non oggettivo. Questi parametri sono detti descrittori acustici.
Le mie prime ricerche nacquero da osservazioni intorno alla formula di Sabine. Lo spazio e il coefficiente di assorbimento acustico dei materiali di sala erano le due variabili, per cui se si fosse riuscito a rendere controllabile anche uno solo di questi due parametri si poteva modificare il tempo di riverbero sonoro e quindi rendere una sala accordabile come uno strumento musicale, che era poi come già dichiarato il mio obiettivo.

Lo studio dei tempi di riverbero sonoro, anche dopo Sabine, aveva messo in evidenza come non esistesse un tempo di riverbero sonoro ideale per tutta la musica, ma un range temporale per ogni tipologia d’ascolto. Questo comportava che una sala destinata alla prosa, richiedeva un dato range, mentre se nella stessa sala si fosse eseguita musica sinfonica il tempo di riverbero sonoro corretto sarebbe stato un altro. C’è da dire che i diversi tempi di riverbero sonoro si sono determinati nel lungo periodo anche attraverso il confronto delle varie opinioni espresse da musicisti e ascoltatori in spazi diversi. Questo ha determinato ad esempio che, se si pensa al Teatro di Prosa la sala dovrà essere dotata di poco riverbero per non inficiare l’intelligibilita’ della parola, ed è un tempo usualmente compreso fra 0,6 e 1 secondo, mentre le esecuzioni musicali richiederanno tempi diversi di riverbero. In sintesi se si pensa ad un esecuzione di musica barocca o di musica da camera il tempo di riverbero deve essere compreso fra 1 e 1,6 secondi, se invece ci si riferisce ad una sala di musica sinfonica il tempo deve essere compreso fra 1,8 e 2,2 secondi.

I miei studi iniziali si concentrarono sulla variabile data dal diverso coefficiente di assorbimento dei materiali di una sala . Esistevano all’inizio degli anni novanta vari esperimenti più i meno riusciti, fra cui la sala sperimentale dell’Ircam a Parigi progettata nel 1977 da Renzo Piano. Lo stesso Studio Piano non aveva inteso continuare nei progetti successivi i principi adottati per le pareti di questa sala.
La mia idea iniziale fu quella di adottare dei dispositivi acustici a riflettanza acustica variabile lungo le pareti laterali della platea, eventualmente nel palco di una sala e ove necessario di dotare di altri dispositivi acustici il soffitto di una sala. L’idea principe era quella di pensare una sala con dispositivi per il controllo del suono riflesso a movimentazione manuale, in grado quindi di contenere i costi di costruzione e poter essere applicabile ad una vasta casistica di sale. Questi dispositivi avrebbero permesso alla sala di avere il range di riverbero sonoro adeguato alle esigenze dei progettisti. Definii queste sale accordabili “Sale acustiche dinamiche”. Dato l’elevato livello di complessità di dotare una sala di questi elementi, e considerando al contempo l’elevato costo degli stessi, si imponeva la ricerca di un metodo che ottimizzasse la distribuzione in sala di detto dispositivi A tal fine misi a punto un procedimento molto semplice che denominai “definizione del Campo Sonoro Primario” di una Sala, e in funzione di questo la possibilità di determinare in maniera ottimale le superfici da destinare a dispositivi di acustica variabile. Questo metodo lo misi a punto nel 1994.  Il primo progetto in cui applicai questo metodo fu il Teatro Annibale di Francia a Messina, progettato nel 1998 per volere dell’Istituto delle Figlie del Divino Zelo. Quando il teatro fu completato mi consultai con la Madre Superiora e insieme fummo concordi nel proporre il Concerto inaugurale del Teatro a Uto Ughi. Mi fu dato il compito di contattare il celebre violinista. Telefonai al suo agente, non appena proposi l’idea di un concerto a Messina mi fu detto che il maestro non aveva piacere di suonare al Teatro Vittorio Emanuele, dovetti spiegare che si trattava di un nuovo teatro concepito ad acustica variabile e con una cassa armonica integralmente in legno di ulivo. Il Maestro accettò di buon grado e il Teatro fu inaugurato da un suo memorabile concerto l’otto Maggio del 2003.
La realizzazione di questo teatro mi ha permesso nel tempo di raccogliere le opinioni dei molti musicisti che ci hanno suonato, nonché, non meno importante, di quanti hanno avuto modo di ascoltare un concerto. Queste opinioni si sono tradotte in un esperienza fondamentale per il progetto degli spazi per la musica che sono venuti dopo.

(Antonio Galeano)