di Gaetano Santangelo
Nato grazie a un’idea del soprano Simonetta Pucci e realizzato a cura dell’associazione Italian Opera Florence di David Boldrini, pianista, direttore d’orchestra e compositore, in collaborazione con il Comune di Santa Croce sull’Arno il Concorso lirico Claudio Desderi si pone il duplice obbiettivo di valorizzare giovani promettenti artisti lirici e metterli immediatamente alla prova del palcoscenico con l’allestimento di due opere in cui il grande baritono eccelleva per sapienza vocale e scenica: Il Barbiere di Siviglia e il Don Giovanni.
La palma della prima edizione del concorso è stata assegnata a Elisabetta Ricci, diciottenne mezzosoprano aretino che ha trionfato su sessantatre candidati provenienti da ogni parte del mondo. Al secondo posto, il soprano Laura Andreini, che ha ottenuto anche il Premio discografico Movimento Classical.
Alle due vincitrici va il nostro più sentito “in bocca al lupo”. E a tutti i giovani aspiranti che si accingono ad affrontare le tavole dei palcoscenici della lirica, irte di difficoltà e trabocchetti, ma anche di grandi soddisfazioni, che arridono in modo duraturo, come è noto, solo ai più bravi e meritevoli, doti che i vincitori di questa nuova contesa che si è svolta nel Teatro Verdi di Santa Croce sull’Arno hanno saputo mettere in evidenza fino a convincere l’esperta giuria composta dai soprani Maria Luigia Borsi e Susanna Rigacci, dal regista Alberto Paloscia, dai direttori d’orchestra Marco Severi e Filippo Arlia, dal produttore discografico Raffaele Cacciola e dal pianista Roberto Corlianò.
In una recente conferenza stampa, che ha dato ufficialmente il via a quest’impresa tanto impegnativa e ambiziosa, il sindaco Giulia Deidda, l’assessore alla cultura Elisa Bertelli, il presidente del concorso, Simonetta Pucci, il direttore artistico, David Boldrini ne hanno delineato gli obbiettivi. Particolarmente toccante l’intervento della figlia del maestro, Barbara, che ci ha fatto rivivere alcuni momenti privati di uno dei grandi protagonisti della vita musicale del secolo passato: Claudio Desderi (Alessandria, 9 aprile 1943-Firenze 30 giugno 2018), un nome che tutti gli appassionati di lirica e di musica della mia generazione conoscono bene. Gli organizzatori del concorso hanno sottolineato «l’importanza del progetto che rappresenta un’opportunità per portare la musica al teatro comunale Verdi, costruito agli inizi del 20° secolo anche con lo scopo di ospitare opere liriche. I cittadini di Santa Croce sull’Arno potranno avere un’offerta più ampia e per gli amanti della lirica questa collaborazione potrà rappresentare l’occasione per vedere opere famose oltre a offrire ai vincitori concrete opportunità di carriera e l’intento di mantenere vivo non soltanto il ricordo del Maestro Desderi e il suo impegno costante a favore dei giovani di talento, ma anche la sua arte interpretativa, immensa e sempre attuale».
Amato e corteggiato dai più grandi direttori d’orchestra (citiamo fra tutti Abbado e Muti) fu grande interprete rossiniano e mozartiano, ma fu anche direttore d’orchestra, direttore artistico di vari Teatri lirici (tra i quali il Massimo di Palermo e il Regio di Torino). In questa veste lo intervistò per Amadeus nel novembre del 1999 Luigi Di Fronzo: «Cantanti superficiali che non approfondiscono il personaggio? Ugole d’oro che trasbordano da un festival all’altro per pura sete di denaro? Voci arrugginite che cantano a orecchio senza conoscere il pentagramma? Beh, non è sempre il caso di fare dei catastrofismi. Ogni tanto (cosa rara) si incontra un cantante colto, preparatissimo, agguerrito quasi in ogni anfratto della scienza musicale. La cui curiosità magari lo spinge a intensificare l’attività di direttore d’orchestra, ma anche a maturare le conoscenze compositive in un percorso infinito di ricerca e di passione: e che, guarda caso, fresco di nomina (settembre ’98) a Direttore artistico del Regio di Torino. Questa mosca bianca, in Italia, esiste e ha un nome: Claudio Desderi. Piemontese garbato nei modi e penetrante nei giudizi, figlio di un compositore (Ettore Desderi, 1892-1974) che in Italia rappresentò una delle punte dell’influenze regeriana. Cultore di studi classici, studente di violino e viola con aspirazioni direttoriali, quindi finissimo baritono scritturato in tutto il mondo. Chi ha scordato le sue interpretazioni buffe rossiniane e mozartiane, da Glyndebourne alla Scala, alternate ai Falstaff verdiani piuttosto che alle letture contemporanee di Berio e Sciarrino?
Solo che adesso con l’intraprendenza di un ventenne (anche se conta qualche anno di più), Desderi si è messo in testa di salire sul podio e non scenderne più. A parte l’impegno al Regio il suo lento e cadenzato addio ai costumi della lirica va a coincidere con una crescente sarabanda di impegni da direttore, un percorso avviato nel lontano 1976 con Rigoletto: un prossimo concerto ai Pomeriggi Musicali, un altro in Brasile con la Sinfonica di San Paolo, una Cenerentola a Siviglia, un «progetto Idomeneo» nei teatri europei, qualcosa di Offenbach a Marsiglia … «Peccato solo che quell’opera che avrei dovuto dirigere a Philadelphia, saltata per la nomina a Torino».
Un esempio per i vincitori del Concorso e per tutti quelli che si accingono ad affrontare uno dei mestieri dei più difficili in ambito musicale: quello del cantante lirico.
Informazioni: https://www.italianoperaflorence.it/.