di Peter Fuhrmann

(Pubblicato sul n. 8 di Amadeus, luglio 1990)

Si è spento a Venezia un grande compositore italiano.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Nono era stato, con Boulez e Stockhausen
uno dei principali promotori della «Neue Musik». La città di Colonia
aveva da poco dedicato due serate alle opere giovanili del musicista.

Luigi Nono è morto a Venezia, nella sua casa circondato dagli affetti familiari, il tardo pomeriggio dell’otto maggio. La sua vicenda umana si è conclusa nella stessa città dove era iniziata il 29 gennaio del 1924 e dove erano apparse le sue prime prove di musicista legate alle lezioni di Malipiero, di Hermann Scherchen e di Bruno Maderna. Quello che si è espresso in lui e fino all’estremo delle forze possiede una verità poetica che nessuna ottusità, nessun artificio potranno rendere estranei alla storia dei nostri giorni.

Bruno Maderna e Luigi Nono a Venezia nel 1948.

Nel dopoguerra di pari passo con la ricostruzione, a Colonia – la metropoli sul Reno che ancora conserva innumerevoli tracce del suo antico passato di insediamento romano – la Neue Musik, la Nuova Musica, si affacciò sempre più prepotentemente alla ribalta. La città di Colonia divenne il vero e proprio centro dell’avanguardia musicale in Occidente, grazie soprattutto allo stimolo fornito dalla neonata Westdeutscher Rundfunk (Radio della Germania Occidentale) e grazie anche al barlume di vita musicale sopravvissuta in una città, avida di progresso e di sviluppo, dopo le devastazioni della guerra.
Non vi è alcun dubbio che senza questa concomitanza di interessi (sfociati nella creazione del primo studio elettronico) Karlheinz Stockhausen e Mauricio Kagel, all’inizio degli anni ’60, e i rappresentanti della scuola polacca in seguito (Lutoslawski, Penderecki, Serocki e molti altri) non avrebbero mai potuto approfondire e perfezionare questo genere musicale, che si diffuse in tutto il mondo.

Un forte legame tra Nono e Colonia
            Si può ben dire che Colonia nel campo della Neue Musik goda, a livello internazionale, della massima reputazione. Non ci deve sorprendere dunque il fatto che anche i protagonisti italiani di questo movimento (Luigi Nono, Luciano Berio, Bruno Maderna, Sylvano Bussotti) e molti altri giovani compositori che non raggiunsero la fama di quelli ora citati, abbiano prontamente attinto a quella fonte di musica giovane. I primi contatti, sia per i docenti che per gli studenti, avvennero principalmente grazie ai corsi estivi di Darmstadt. Ma non dobbiamo trascurare anche il ruolo avuto dai famosi Donaueschinge Musiktage (Giornate Musicali del Danubio) e dai vari enti radiofonie pubblici della Repubblica Federale Tedesca riuniti sotto la sigla ARD tra cui Neues Werk della Radio della Germania Settentrionale, Musica Viva della Radio Bavarese e la straordinaria attività della Radio di Baden Baden, promossa dal grande Heinrich Strobel, che aveva spesso messo in evidenza l’importanza d questo sistema di «sponsorizzazione» tedesco, all’epoca quasi unico al mondo, del quale fu debitore anche un vecchio maestro come Luigi Dallapiccola, morto nel 1975, la cui grandezza morale aveva molto in comune con quella del suo amico Karl Amadeus Hartmann, il celebre compositore di Monaco.

Luigi Nono, Pierre Boulez e Karlheinz Stockhausen a Donaueschingen circa 1950.

In quell’ambiente di mecenatismo e sostegno si trovò fin dall’inizio anche Luigi Nono, che insieme a Pierre Boulez e Karlheinz Stockhausen è stato uno dei principali promotori della Neue Musik, dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’opera di Nono è strettamente legata alla città di Colonia, alla quale egli deve varie commissioni e rappresentazioni dei suoi lavori.
In Germania i suoi due più importanti lavori giovanili Il canto sospeso, su testi delle ultime lettere di partigiani europei condannati a morte, e l’azione scenica Intolleranza ebbero la loro prima rappresentazione a Colonia, con Hermann Scherchen e Wolfgang Sawallisch sul podio. Indimenticabili sono poi le prime rappresentazioni del manifesto comunista Ein Gespanst geht um die Welt (Un fantasma si aggira per il mondo) del 1971 e Risonanze erranti del 1986, composta da Nono su commissione della Westdeutscher Rundfunk.

Uno smisurato universo sonoro
Il Guerzenich di Colonia ha dedicato due serate alle opere giovanili di Nono, alle quali dovevano affiancarsi due novità in prima rappresentazione mondiale. Per motivi di salute, tuttavia, Nono, che a seguito di una grave malattia si è spento a Venezia 1’8 maggio, non ha potuto consegnare i pezzi commissionati (tra cui un Post-prae-ludium für Stannheim), né ha potuto essere presente alle due serate. Le sue condizioni di salute già destavano notevoli preoccupazioni tanto che il compositore non aveva potuto ritirare il Gran Premio di Berlino, assegnatogli dall’Accademia delle Arti.

Luigi Nono insieme a sua moglie Nuria Schoenberg Nono.

La mancata consegna delle composizioni commissionate ha provocato una variazione del programma dedicato alla tradizionale sezione di musica contemporanea: la prima serata è così cominciata con la Parte 7 tratta dall’opera Prometeo (3 Voci B), seguita dal Post-prae-ludium Donau per tuba bassa e «live­elettronica» e infine da Das atmen­ de Klarsein (La vita che respira).
            La vita che respira, una composizione del 1980-81 su testi in greco antico e frammenti delle Elegie di Duina di Reiner Maria Rilke (testo a cura di Massimo Cacciari), è un esemplare passo d ‘autore che potrebbe essere considerato anche il manifesto dell’attività creativa degli anni ’80, di una musica in cui Nono ha raggiunto una maestria e maturità quasi senza confronto.
            Del secondo concerto ha fatto parte l’opera A Pierre dall’infinito azzurro silenzio. lnquietum, composta per il sessantesimo compleanno di Pierre Boulez. Straordinario e pieno di contenuta bellezza nelle sfere del Pianissimo – fino alla totale assenza di suono – è stato del resto Omaggio a Kurtag, il collega ungherese, seguito dalla Parte 4 del Prometeo. Il contributo più interessante è stata la composizione per due violini solisti Hay que caminar.
            Sognando (1989), in cui entrambi i solisti Irvine Arditti e David Alberman hanno suonato lontani tra loro ponendosi, a turno, di fronte al pubblico, ai lati della sala, o ai due angoli, in diagonale. Si alternavano interventi di furioso virtuosismo con delicate figure e microelementi che hanno creato insolite combinazioni di suono, con effetti d’eco.
            Quasi tutti i lavori giovanili presentati a Colonia sono frutto di una stretta collaborazione con lo studio sperimentale della Fondazione Heinrich Strobel della Radio di Friburgo e utilizzano costantemente la «live-elettronica». Con l’uso di modulatori, armonizzatori, vocoder, filtri, apparecchi per rinforzare i suoni, apparecchi per rallentarli; sintetizzatori e computer la musica da camera (che Nono scriveva solo per determinati interpreti) è diventata uno smisurato universo sonoro per molti versi fino ad oggi mai ascoltato. Il suo complesso spettro di colori affascina non solamente gli esperti ma anche, come è avvenuto ai concerti di Colonia, il pubblico competente.

Il mondo interiore
            Tutti i lavori giovanili di Nono a confronto con i più recenti rivelano chiaramente il percorso introspettivo seguito dall’autore. Diversamente dagli inizi – quando lo scandalo Nono consisteva soprattutto (in Germania) nel non aver estraniato l’arte e la musica dalla realtà politica quotidiana e nell’aver preso posizione contro ogni forma di barbarie – i suoni forti e passionali, di protesta e d’appello sono svaniti.

Marino Zuccheri e Luigi Nono presso lo Studio di Fonologia di Milano, anni Sessanta.

Questo cambiamento è apparso evidente a partire dal 1980 in occasione della prima rappresentanza alla Beethovenfest di Bonn del pezzo per quartetto d’archi Fragmente­ Stille, an Diotima (Frammenti­ quiete, a Diotima), da questa data è palese nelle sue opere una sorta di «eroismo introspettivo». Nessuna sorpresa, dunque, che questa sua maggior inclinazione nei confronti del mondo interiore rispetto a quello esteriore si rifletta anche nei testi, da lungo tempo curati dal filosofo e drammaturgo Massimo Cacciari. Si tratta in effetti di fonemi, che Nono collega a singole sillabe e vocali attraverso la musica, in tutti i modi resi possibili dalla manipolazione sonora ed elettronica. Abbiamo ascoltato col fiato sospeso il flautista Roberto Fabbriciani e il coro di Friburgo nella produzione di componenti sonori (colpi di lingua) e di microintervalli (sintesi ed effetti creati con grande fantasia).
Forse solo nelle opere del compositore russo in esilio Arvo Paert si possono trovare simili suoni bassi e intimi (quantunque profondamente diversi), caratterizzati da uno stile estremamente differenziato e da una profondità mistica e oscura. L’impressione è quella di ascoltare una musica di bellezza soprannaturale, in cui assonanza e dissonanza, omofonia e polifonia, accordi e rumori, incontro puntuale e spaziale tra suono e informazione, vengono raccolti e portati in prospettiva a diventare un tutt’uno. Due concerti bellissimi dunque, quelli di Colonia, con le opere di Luigi Nono compositore d ‘avanguardia.