Allegro (dal Concerto in re maggiore RV 549 dell'L’Estro Armonico)
Orchestra da Camera “Concerto”, diretta da Roberto Gini - Violino Cinzia Barbagelata
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Le nuove tecnologie di riproduzione del suono non determinano cambiamenti solo nel nostro modo di ascoltare, ma anche
nei nostri comportamenti. Negli ultimi decenni la diffusione degli strumenti destinati alla comunicazione ha enormemente arricchito le possibilità di ascolto, da qui l’esigenza di porre in relazione la qualità di ciò che sentiamo
con le nostre capacità e possibilità di saper ben ascoltare.
Poiché un buon ascolto non ha bisogno solo di un bel teatro, ma di un teatro che abbia una buona acustica
e saper ben ascoltare non è solo un esercizio di stile, ma uno stile di vita
il Convegno ascoltare la musica oggi pone al centro del dibattito le modalità con cui ascoltiamo:
dalla musica dal vivo alla liquida.
Al Teatro Annibale Di Francia di Messina – Sabato 4 dicembre 2021
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Il Convegno e il Concerto
Ascoltare musica oggi non è identificabile solo come un’attività culturale o del tempo libero, è l’espressione di un tratto identitario della nostra società. Eppure, sempre più, non sembra esistere solo un “ascolto musicale” ma tanti generi di ascolto, che non sono diversificabili esclusivamente per il tipo di musica – dalla classica al pop, al jazz etc. – come si è portati comunemente a pensare, ma anche per le modalità d’ascolto. Modalità comunemente definite di “ascolto dal vivo” (nelle sale da concerto, auditorium, teatri etc.) e di “ascolto riprodotto” (da consolle audio, radio, piattaforme in streaming, cuffie, auricolari etc.). Una moltitudine di generi quindi, ma anche di modalità, ognuna in grado di generare a sua volta un diverso modello d’ascolto e quindi, per le caratteristiche legate al mezzo, delle diverse “culture musicali dell’ascolto”.
Ogni cultura o modalità d’ascolto si porta dietro inevitabilmente delle pratiche di consumo “non neutrali”, capaci cioè di determinare l’affermazione e la diffusione di un modello d’ascolto in assoluto o anche rispetto e a scapito di un altro modello d’ascolto.
1) I sistemi di riproduzione del suono dal 78 giri alla musica liquida
Siamo in un’epoca piena di contraddizioni. Non c’è dubbio: le abitudini d’ascolto e di fruizione della musica sono cambiate a partire dal primo Novecento, quando grazie all’avvento della registrazione e riproduzione elettrica (1925) si diffonde l’uso del grammofono. Un altro elemento da non sottovalutare è che gli strumenti atti a diffondere la musica registrata hanno avuto una durata relativamente breve e si sono sovrapposti creando non poche difficoltà ai cultori sempre più numerosi della musica riprodotta che, periodicamente, si sono visti costretti a rinnovare le proprie attrezzature. Dalle limitate capacità di durata dei 78 giri (più adatti a contenere una canzone o una romanza piuttosto che una sinfonia, per la quale erano necessari più dischi), alla fine degli anni ‘40 siamo passati ai long playing, ottimi per la resa del suono analogico – soprattutto quando negli anni sessanta è stato introdotto lo stereo – e recentemente tornati di moda tanto da imporsi sul cd, che ci ha accompagnati indisturbato dalla metà degli anni ‘80 in poi, fino all’avvento di internet. Certo, il passaggio dalla lettura analogica alla lettura ottica, dopo l’abbandono delle valvole sostituite dai transistor negli anni ‘50, non ha migliorato l’ascolto, ma ha permesso di realizzare il cd, un supporto che ha vari vantaggi e un difetto: non si deteriora con l’uso, contiene più informazioni (la durata di musica da riprodurre è stata decisa prendendo come riferimento la durata della IX Sinfonia di Beethoven), è di uso semplice, non richiede tutte le attenzioni del disco in vinile e del giradischi; il difetto? la qualità del suono digitale non è paragonabile a quella del suono analogico. Ma anche il cd sembra abbia fatto il suo tempo, è entrato in crisi da almeno un decennio, con l’avvento di internet e della musica liquida, che non è un genere di musica, ma un sistema di diffusione e commercializzazione che fa a meno dei tradizionali supporti (disco, cd o altro). Ci arriva direttamente sul cellulare o altra apparecchiatura collegata alla rete.
2) Classica o leggera: diversi modi d’ascolto
La musica nella sua totalità è stata grossolanamente divisa in due categorie: musica classica e musica leggera (quest’ultimo termine usato nel periodo fascista e che continua a definire tutta la popular music). Entrambi i termini sono oggi contestati dagli studiosi, che hanno invano tentato di sostituirli con altri parimenti contestati: musica colta, musica d’arte, musica forte, musica di scrittura (Leonard Bernstein) da un lato, da contrapporre a musica popolare, musica commerciale, musica di consumo dall’altro. Questa conta un infinito panorama di generi, che possiamo ricondurre al pop, al rock, al folk e al jazz (sui quali andrebbe aperto un capitolo a parte).
Dobbiamo comunque risalire alla diffusione del grammofono, nei primi decenni del Novecento, per individuare il momento in cui al millenario ascolto dal vivo della musica e di ogni manifestazione sonora, si è aggiunta una nuova e inedita modalità: l’ascolto della musica riprodotta. È da qui che dobbiamo partire per cominciare a parlare di come si differenziano i due modi di ascoltare la musica.
a) La musica leggera
Non facciamoci ingannare dalle parole: anche quando è live la musica leggera ha le caratteristiche della musica riprodotta, in quanto si avvale, nella maggior parte dei casi, di strumenti elettronici, che ci restituiscono (fatta eccezione per il volume del suono) le stesse sonorità che sono state realizzate per la versione registrata. La differenza tra la musica riprodotta e il live, non sta quindi principalmente nella qualità del suono (come nella musica classica) ma nel volume sonoro e nella partecipazione fisica all’evento. Queste manifestazioni si svolgono generalmente all’aperto, negli stadi di calcio o nei palazzetti dello sport, con la partecipazione di migliaia e decine di migliaia di spettatori, che non si limitano all’ascolto, ma partecipano fisicamente e vocalmente all’esibizione artistica.
La differenza sostanziale tra ascolto della musica live e quello della musica riprodotta si trova più nelle modalità che nelle caratteristiche acustiche ambientali, quasi sempre pessime; a tali limiti si sopperisce con colonne di altoparlanti alti come un palazzo, potenti amplificatori e mixer sofisticati affidati a tecnici professionisti che riescono a far arrivare il suono a folle di pubblico in delirio. Non importa se la qualità del suono è peggiore di quella che si ascolta nella versione registrata. In questo genere di musica il problema dell’acustica passa in secondo piano e, se si pone, è risolto dalla tecnologia. Del resto, anche quando queste esibizioni avvengono in luoghi acusticamente idonei (teatri o auditorium) si ricorre all’amplificazione del suono. Al punto che quando questa non interviene, l’esecuzione viene definita acustica. Determinante è invece il cosiddetto arrangiamento dove fior di professionisti e gli stessi esecutori danno il meglio con gli strumenti (quasi sempre elettronici) impiegati. Ma qui si passa a una fase che precede l’ascolto, siamo nella fase creativa ed è altra cosa.
b) La musica classica
Altro discorso per la musica classica. Qui le differenze tra le due modalità d’ascolto (dal vivo o riprodotta) sono sostanziali:
– l’obbiettivo primario della musica classica riprodotta è di catturare con i microfoni e restituire il suono originale degli strumenti usati (uno Stradivari o un Guarneri del Gesù, uno Steinway o un Fazioli); ma non basta, è necessario dare all’ascoltatore la sensazione di trovarsi in un luogo ideale per quel tipo di musica (e qui spesso intervengono sofisticati sistemi di equalizzazione che ricostruiscono artificialmente le caratteristiche del luogo in cui si immagina debba svolgersi l’evento). Non a caso abbiamo generi musicali che richiamano l’ambiente in cui vengono eseguiti: musica da camera (un salotto), musica sacra (una chiesa), musica sinfonica (un auditorium), musica lirica (un teatro).
Per quanto poi riguarda la musica registrata è sempre nei luoghi sopra elencati che si cerca di ambientare la musica. Il tecnico ha infatti a disposizione apparecchiature elettroniche che gli permettono di scegliere l’acustica più adatta alla musica da registrare, tanto che egli può chiedere all’artista, al produttore o responsabile artistico, se vuole l’acustica del Teatro alla Scala o quella del Metropolitan, quella di un salotto o quella di un auditorium. Per fortuna esistono ancora modalità che cercano di restituire all’ascolto un ambiente sonoro naturale senza ricorrere agli artifici suddetti.
L’elemento di criticità su cui poniamo l’accento con “Ascoltare la Musica oggi” è dato dalla crescente differenza fra l’ascolto dal vivo della musica classica e di altri generi, e l’ascolto di musica riprodotta. Il crescente livello performante della musica riprodotta, contestualmente al passaggio dal mezzo analogico (disco in vinile e altro) al supporto o alla modalità digitale, ha generato un aumento di utenza nella diffusione dell’ascolto registrato e parimenti, almeno in parte, determinato una flessione di partecipazione di utenza agli eventi dal vivo. Sicuramente ha determinato una minor esigenza di apprendere a suonare uno strumento, e questo fin dagli albori della diffusione dei “grammofoni”.
Si può affermare come la cultura dell’ascolto, almeno in una certa misura, si sia trasposta dagli spazi di musica dal vivo, fruita in eventi a carattere collettivo, a modalità di ascolto differito, quest’ultimi a carattere quasi esclusivamente individuale. Non può non essere considerato inoltre come l’ascolto musicale dal vivo sia stato spesso svilito da spazi inadeguati a un buon ascolto musicale. È ampiamente sostenibile, soprattutto nell’ambito della musica classica, ma non solo, come numerosi parametri acustici concorrenti a un buon ascolto musicale (quali diffusione, intimità, colore, timbro, etc.) non possano, e non potranno mai, essere riprodotti – per motivi legati alla fisica del suono – dal mezzo di registrazione, che si pone come obbiettivo la riproduzione quanto più fedele della realtà delle esibizioni dal vivo.
Le due forme di ascolto quindi, sala da concerto o musica riprodotta, non sono certo succedanee, ma possono essere complementari, e certamente la seconda non può fagocitare la prima. Non essendo il nostro fine indagare in forma esaustiva le motivazioni che negli ultimi decenni hanno portato un tangibile calo di interesse per l’ascolto “live” della musica classica in genere, è sufficiente focalizzare come, insieme al sopra citato miglioramento della musica registrata, si possa senz’altro considerare una scarsa o nulla specializzazione degli spazi deputati per l’ascolto non amplificato dal vivo, a questo va senz’altro parimenti affiancata una involuzione di conoscenza generale sulla musica classica e sul contesto storico che generò la produzione musicale dalla fine del Seicento all’inizio Novecento, quella che impropriamente considereremo in forma omnicomprensiva “musica classica”.
Una cultura dell’educazione all’ascolto non può prescindere da una conoscenza della musica estesa alla sua storia, ai suoi fenomeni culturali all’evoluzione degli strumenti musicali, parimenti non si può prescindere da una cultura generale sull’acustica architettonica dei luoghi per l’ascolto. Il mondo occidentale in genere, che è stato culla della musica classica, e l’Italia, senz’altro protagonista primaria in varie stagioni, oggi non possono che rispondere alla generale crisi dell’ascolto e della cultura musicale anche attraverso la rielaborazione di nuovi modelli di fruizione della musica stessa.
«L’opera d’arte è come un triangolo, i cui lati siano il soggetto, l’espressione e la forma. Questi tre elementi sono interdipendenti, ma non hanno necessariamente lo stesso peso. … In architettura l’elemento figurativo (soggetto) non interviene, così come accade nella maggior parte delle arti cosiddette minori; il suo equivalente è la funzione, cioè il servizio che chiediamo all’edificio o all’oggetto … Un edificio che risponde alla propria funzione non è per questo sempre esteticamente riuscito, ma se non vi risponde è inutile…» Upjohn, Wingert e Mahaler
Bene, un teatro, un auditorium, un luogo costruito per ospitare fenomeni che hanno a che fare con il suono e non risponde alla propria funzione, può anche essere dal punto di vista estetico un capolavoro, ma è un capolavoro inutile.
Il Comitato Scientifico
Gaetano Santangelo (Presidente), Ivan Fedele, Raffaella Lione, Antonio Galeano
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I Relatori dell’edizione 2021
Gaetano Santangelo
Nato a Salerno nel 1935, si trasferisce ben presto a Milano con la famiglia materna. Fin da giovanissimo sente un forte richiamo per la musica, favorito dalla casuale presenza di un pianoforte in casa; circostanza che finirà per condizionare tutta la sua vita.
Dopo un faticoso inizio da autodidatta, si dedica privatamente allo studio dello strumento; ma il suo curriculum scolastico lo vede impegnato altrove. Dopo il liceo, frequenta la facoltà di economia, l’unica che prevedeva corsi serali e lasciava tempo libero per un’occupazione lavorativa. Dopo un breve e poco soddisfacente impiego in banca non resiste alla sempre più incalzante passione per la musica che lo spinge in tutt’altra direzione. Trova un lavoro che lo mette in contatto con il mondo del pentagramma, dove compie una rapida carriera diventando responsabile della produzione di una delle maggiori case discografiche italiane e successivamente direttore di un importante studio di registrazione. Nel 1982, mettendo a frutto la lunga esperienza acquisita, fonda la Paragon s.r.l., (uno studio editoriale specializzato in campo musicale). Ha così la possibilità realizzare una serie di pubblicazioni che lo accreditano presso importanti case editrici come De Agostini (di cui è stato per quindici anni consulente musicale), Fabbri e Rizzoli.
Dopo aver dato vita, in Santa Maria delle Grazie, con i Solisti della Scala a quello che è diventato il tradizionale Concerto di Natale, e aver prodotto per Cariplo “Vita musicale lombarda”, i primi tre dischi di musica antica con interpreti italiani, progetta e realizza per De Agostini, varie pubblicazioni con un disco o cd allegato (che hanno una diffusione di milioni di copie a livello mondiale). Nel 1989 fonda il mensile Amadeus, che si rivela subito un importante strumento di divulgazione musicale. La rivista è affiancata da numerosi supplementi di grande diffusione e particolarmente apprezzati dagli appassionati: gli Speciali Amadeus, la Lirica, Amadeus Scuola.
Nel dicembre del 2019, con il compimento del trentesimo anniversario, ha termine la collaborazione con Amadeus. Oggi è presidente della “Fondazione Amadeus per la diffusione della cultura musicale” fondata nel 2008.
Ivan Fedele
Nato a Lecce nel 1953, ha compiuto gli studi pianistici con B. Canino, V. Vitale e I. Deckers e di composizione con R. Dionisi, A. Corghi e F. Donatoni. Figlio di un matematico, deve all’insegnamento del padre la passione per questa disciplina che lo accompagnerà in diverse importanti ricerche compositive come, per esempio, l’approfondimento e l’applicazione del concetto di “spazializzazione” (Duo en résonance, Ali di Cantor, Donacis Ambra), la formulazione di una “libreria” di procedure creative e la definizione di un prototipo di “sintetizzatore granulare” usato nella realizzazione della parte elettronica di Richiamo (per ottoni, percussioni e dispositivo informatico – Ircam 1993).
Il catalogo di Ivan Fedele comprende oltre un centinaio di titoli ai quali si è aggiunto Antigone, opera commissionata dal Teatro Comunale di Firenze per l’apertura del Maggio Fiorentino 2007, che è stata insignita del XXVII Premio “Franco Abbiati” dell’Associazione Critici Musicali Italiani come migliore “novità assoluta del 2007”. Oltre a numerosi lavori da camera, molte sono le composizioni per orchestra sola, con strumento concertante o sinfonico-vocali. La sua musica è stata diretta, tra gli altri, da Boulez, Eschenbach, Chung, Saalonen, Muti, Pappano, Slatkin, Robertson, Kalitze, Wit, Valade e Rophé ed eseguita da orchestre e ensemble quali BBC, Radio di Berlino, Orch. Sinf. di Chicago, SWR di Stoccarda, National de France, National de Lyon, Orch. Sinf. di Varsavia, OSN della RAI, S. Cecilia, Ensemble Intercontemporain, London Sinfonietta, Klangforum Wien, ecc. Ivan Fedele svolge anche un’intensa attività didattica che lo ha visto presente in importanti istituzioni come l’Università di Harvard, l’Università di Barcellona, la Sorbona e l’Ircam di Parigi, l’Accademia Sibelius di Helsinki, l’Accademia Chopin di Varsavia, il CNSM di Lione e il CNR di Strasburgo, e in vari Conservatori italiani. Nel 2000 è stato insignito dal Ministro della Cultura Francese dell’onorificenza di “Chevalier de l’Ordre des Lettres et des Arts”. Nel 2005 è nominato Membro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Roma. Nel 2007 il Ministero della Cultura Italiano gli ha assegnato la Cattedra di Composizione nell’ambito dei Corsi di Perfezionamento in Studi Musicali presso la stessa Accademia. Dal 2009 al 2011 è stato direttore artistico dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano. Il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia ha nominato Ivan Fedele direttore artistico del Settore Musica per il quinquennio 2012-2016, incarico che gli è stato riconfermato fino al 2020. Nel 2016 la Fondation de France gli ha conferito il Prix International “Arthur Honegger”, per l’insieme della sua opera.
Raffaella Lione
Nata a Frascati (Roma) il 5/11/1952.
Maturità classica; laurea in Ingegneria Civile-Edile; iscrizione Albo Ingegneri Roma; Dottorato di Ricerca (1987-Università “La Sapienza” Roma). Professore ordinario presso l’Università degli Studi di Messina, dipartimento di Ingegneria, dove svolge attività didattica e di ricerca nel SSD ICAR/10 “Architettura Tecnica”, ricoprendo anche ruoli istituzionali di coordinamento e organizzativi.
Componente dal 1984 al ‘91 dello staff incaricato del settore Edilizia (elementi di fabbrica o costruttivi e relative tecnologie, tipologie edilizie) per la IV edizione del Grande Dizionario Enciclopedico UTET, ha redatto oltre 60 voci; nel 2003 è tra gli autori e collaboratori (sezione Architettura) de L’Enciclopedia, in: “La biblioteca di Repubblica”, Redazioni Grandi Opere di Cultura UTET. Responsabile scientifico o componente di progetti di ricerca finanziati. Membro honoris causa dal 2010 dell’INBAR.
L’attività scientifica concerne lo studio di materiali da costruzione (legno, vetro, calcestruzzo), l’analisi delle tipologie edilizie e dei procedimenti costruttivi, l’approfondimento di metodologie della progettazione nell’ambito sia delle costruzioni ex novo sia del recupero dell’esistente, rivolgendosi anche al design forall e al social housing, nonché alla sostenibilità (integrazione delle FER, riqualificazione energetica del costruito, rifiuti, LCA). è autrice di molteplici articoli, monografie, voci di Enciclopedie, prefazioni, presentazioni e recensioni di vari volumi. Ha partecipato come relatore, come componente dei Comitati Scientifici, nonché come organizzatore, a convegni nazionali ed internazionali, svolgendo funzione di referee e valutatore.
L’attività didattica riguarda i corsi di Architettura Tecnica e di Tradizione e Innovazione nel Cantiere del Recupero; gli argomenti corrispondono agli interessi di ricerca e ai contenuti peculiari del SSD; gli studenti eseguono elaborati progettuali anche complessi e tesine con contenuti metodologici e professionalizzanti. Ha seguito come relatore centinaia di tesi di laurea.
Alla didattica istituzionale affianca quella rivolta alla formazione professionale e post-laurea, con moduli d’insegnamento in master universitari e in corsi professionalizzanti per geometri, ingegneri, architetti, nonché con la partecipazione/organizzazione di seminari e incontri a carattere specialistico.
Antonio Galeano
Architetto, è nato a Messina nel 1968. Si è laureato alla Facoltà di Architettura di Reggio Calabria nel 1992 ed ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Disegno Industriale al Politecnico di Milano nel 2000.
La sua architettura si caratterizza per una costante ricerca formale e tecnologica. In ambito musicale è l’inventore della Sala acustica dinamica, tipologia di spazio destinato all’ascolto e in grado poter essere accordato mediante la modifica della coda di riverbero sonoro. Sua la prima sala acustica dinamica mai realizzata, il Teatro Annibale Maria di Francia (Messina, 2003). Fra i suoi progetti di spazi acustici dinamici il Progetto alle Tese per la Biennale di Venezia (2013), l’Ortogiardino sonoro per Expo 2015 a Milano, la Corolla acustica (Milano, 2014), la Sala Puccini per il Conservatorio di Milano (2017) e l’Auditorium per la Chiesa del Carmine a Gesso (Messina 2019). Nell’aprile del 2017 ha presentato con un intervento monografico i suoi progetti di spazi per la musica alla Triennale di Milano nell’ambito della Design Week.
Durante la sua attività si è occupato di progettazione sostenibile a scala architettonica ed industriale. Ha operato nell’ambito della progettazione di architettura dei servizi per la cultura e la ricettività turistica. Si è interessato anche di rigenerazione urbana e restauro.
Nell’ambito della sostenibilità è l’inventore di alcuni sistemi brevettati quali la Parete a barriera sospesa, (2000), il Sistema integrato cotto alluminio (1999), e lo Stabilizzatore per lastre vetrate di grandi dimensioni (1995). Nell’ambito dell’architettura sostenibile fra i suoi progetti realizzati il disegno esecutivo dell’involucro ad alta efficienza ambientale della Biblioteca di Meda, (Milano, 2011), il Sistema di facciata con tipologia di parete a barriera sospesa per le Residenze a Stilicone 13 (Milano 2006), il progetto di efficientamento energetico della Scuola Cairoli a Bovisio Masciago (Monza e Brianza, 2007).
Nell’ambito della rigenerazione edilizia e del restauro fra i suoi progetti il Restauro e rifunzionalizzazione del Complesso del Monte di Pietà (Messina 2016-19), il progetto di restauro e rifunzionalizzazione dell’albergo Villa Pulejo (Messina, 2017), il Progetto di rifunzionalizzazione e restauro del Museo Archeologico Santi Furnari di Tripi, (2012), il Progetto del Parco Museo di Castel Gonzaga (Messina 2006), il progetto originario del Hotel NH (Taormina, 2003) il progetto di ristrutturazione ed ampliamento dell’Hotel La Piazza a Panarea (Lipari, 2005-2016). Nel 2003 ha ottenuto la menzione d’onore al concorso internazionale “Metra Sistema d’Autore” per il progetto del Teatro Annibale Maria di Francia.
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La sede dell’edizione 2021
Teatro Annibale Maria di Francia
Il Teatro Annibale Maria di Francia è la sede designata per “Ascoltare la musica oggi” edizione 2021. Il Teatro è una sala acustica dinamica annessa alla Casa Madre dell’Istituto delle Figlie del Divino Zelo a Messina, opera commissionata in occasione del 150° anniversario della nascita del Santo Padre Annibale Maria di Francia, fondatore dell’Ordine dei Rogazionisti. L’inaugurazione è avvenuta con un concerto di Uto Ughi l’8 maggio del 2003.
Il Teatro, integralmente in cassa armonica d’ulivo, ospita 328 posti divisi fra platea e tribuna.
L’opera, realizzata su progetto di Antonio Galeano, è stata la prima sala acustica dinamica mai realizzata, ed anche il primo spazio specializzato per la musica contemporanea nel sud Italia È un teatro che si può accordare, grazie al sistema dei prismi girevoli, dotati di tre facce fono riflettenti, e al soffitto per l’equalizzazione dell’energia sonora in sala. Il sistema a prismi acustici è stato applicato alle pareti laterali della platea del teatro. La modifica delle facce dei prismi, rivolti verso il fronte incidente dell’onda sonora, è in grado di modificare la coda di riverbero della sala, rendendola uno spazio accordabile come uno strumento musicale. In questo teatro le tre facce dei prismi sono state pensate in massello d’olivo, in estruso d’alluminio con integrato cotto imprunetino e in micro tessuto su materassino. Il massello d’olivo permette una media riflessione dell’energia sonora incidente, l’alluminio permette un’alta riflessione dell’onda sonora incidente, mentre il micro tessuto è classificabile come un sistema fonoassorbente. Ciascuno dei 98 prismi costituenti le pareti della platea può essere ruotato indipendentemente dagli altri e questo permette quindi di avere pareti con zone a risposta acustica differenziata. La coda di riverbero sonoro di sala (per frequenze a 500 Hz) ha un range compreso fra 1 e 1.6 secondi. Le performance legate all’acustica di sala, in grado di cambiare coda di riverbero sonora e timbro in funzione di ogni tipologia d’ascolto, rendono la sala adatta ad ogni esibizione musicale e teatrale dal vivo, in modalità non amplificata o amplificata, dalla prosa, alla musica solista, alla musica da camera e sinfonica. Lo spazio venne inaugurato da Uto Ughi nel 2003, mentre la prima prova dell’acustica di Sala si è svolta alla presenza degli studenti d’ingegneria della Facoltà di Messina del Corso della Professoressa Raffaella Lione, nel 2002, con esecuzione musicale al sassofono tenore di Alfredo Restuccia. Lo spazio ha incontrato il plauso di molti musicisti che si sono esibiti in questo teatro, gli esecutori difatti hanno potuto scegliere la configurazione acustica di sala in funzione del repertorio musicale eseguito.
Negli anni in questo teatro hanno suonato fra gli altri: Uto Ughi, Francois Joel Thiollier, Michele Campanella, Alessandro Specchi, Anne Ducros, Billy Cobham, Stanley Jordan, Francesco Cafiso, Bruno Lauzi.
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Collabora all’evento
La Fondazione Amadeus
Nata nel 2008 per volontà di Gaetano Santangelo, la Fondazione si propone di favorire la diffusione della cultura e dell’arte musicale in ogni possibile contesto, promuovendo:
– la tutela e la valorizzazione della ricerca in campo musicologico con il recupero e il restauro di opere inedite;
– l’istruzione musicale in ogni ordine e grado della scuola pubblica e privata italiana, per il miglioramento dei processi educativi e per la crescita della persona nella comunità;
– la scoperta e l’incoraggiamento di nuovi talenti tra i giovani musicisti e compositori emergenti in tutto il mondo attraverso l’istituzione di concorsi internazionali e l’assegnazione di borse di studio ai giovani più meritevoli;
– le attività culturali collegate, direttamente o indirettamente, alla musica, alla sua storia e alla sua tradizione quale ideale punto d’incontro di civiltà diverse.
Fin dal primo momento la Fondazione è stata apprezzata dal mondo della cultura, come è testimoniato dai membri del comitato d’onore tra i quali spiccano i nomi di: Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Marta Argerich, Gae Aulenti, Pierre Boulez, Riccardo Chailly, Umberto Eco, Daniele Gatti, Vittorio Gregotti, Daniel Harding, Victoria Mullova, Riccardo Muti, Renzo Piano, Antonio Pappano, Nicola Piovani, Maurizio Pollini, Arnaldo Pomodoro, Uto Ughi e molti altri.
La Fondazione ha realizzato numerosi incontri e master-class con gli studenti del Conservatorio di Milano, ha proposto programmi studiati per i più giovani in varie scuole e biblioteche pubbliche. Nel 2002 ha organizzato una maratona musicale di dieci ore, per sollecitare l’introduzione della musica come materia d’obbligo nelle scuole di ogni ordine e grado. Alla Maratona hanno partecipato giovani promesse del Conservatorio e artisti di fama internazionale, personalità del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo. La raccolta di firme, inoltrata al Ministro in carica Letizia Moratti, ha messo in moto provvedimenti che hanno portato alla creazione (ma ci sono voluti anni) dei Licei Musicali. Un risultato significativo, anche se lontano dagli obbiettivi proposti.
Nel 2009 ha partecipato attivamente al sostegno dell’Orchestra Sinfonica dell’Aquila organizzando, una tournée che, partendo dal Teatro alla Scala, ha toccato i più prestigiosi teatri italiani. La tournée ha consentito di raccogliere fondi per il restauro dell’archivio dell’Orchestra.
Nel 2011 ha celebrato i 150 anni dell’Unità d’Italia con un affollato concerto cui hanno partecipato: un coro di voci bianche, un coro di alpini, una banda giovanile, artisti del Teatro alla Scala e ben ventiquattro solisti che hanno eseguito brani del repertorio popolare e nuove composizioni ispirate alla tradizione popolare commissionate a giovani e affermati compositori.
L’attività della Fondazione è stata momentaneamente sospesa per le note difficoltà, ma si lavora attivamente perché sia ripresa nel corso del 2021.
L’Accademia Filarmonica di Messina
L’Accademia Filarmonica di Messina, già esistente e operante sin dal 1829, è una tra le poche Associazioni concertistiche italiane che può vantare così antiche e illustri origini. L’attività purtroppo verrà interrotta nel 1908 a causa del terremoto e riprenderà solo nel 1948. Dalla sua costituzione ha sede legale a Messina ed è tra le poche Istituzioni riconosciute di “Interesse Regionale” dalla Regione Siciliana e ad avere ottenuto, per la storica prestigiosa attività di interesse regionale, il riconoscimento di Ente Morale. Inoltre l’Accademia Filarmonica di Messina è riconosciuta di interesse pubblico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo.
L’Accademia Filarmonica promuove a Messina e provincia la cultura musicale con cicli organici di concerti di musica sinfonica, vocale, cameristica, jazz, etnica, spettacoli di balletto ospitando i nomi più significativi del concertismo nazionale ed internazionale come, ad esempio, Salvatore Accardo, Uto Ughi, Ramin Bahrami, Nikita Magaloff, Luis Bacalov, Enrico Rava, Stefano Bollani, Katia Ricciarelli, Lazar Berman, Sviatoslav Richter, Ivo Pogorelich, Aldo Ciccolini, Andrei Gavrilov, Valentina Lisitsa, Enrico Pieranunzi, Alexander Lonquich, Mario Ancillotti, Katia e Marielle Labèque, Paolo Fresu, Danilo Rea, Nicola Piovani, Noa, Pierre Amoyal, Bruno Canino, Antonio Ballista, Michele Campanella, ecc. L’Accademia Filarmonica ha inoltre stabilito periodicamente varie forme di collaborazione con le Università di Messina e di Bologna, con il Museo e il Teatro alla Scala di Milano, con il Teatro La Fenice di Venezia, con il Teatro Comunale di Bologna, con l’E.A. Teatro Massimo di Palermo, con l’E.A. Orchestra Sinfonica Siciliana, con gli E.A.R. Teatro Massimo Bellini di Catania e Teatro di Messina con il Conservatorio di Musica “A. Corelli” di Messina e la Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Tra le manifestazioni collaterali promosse dall’Accademia si ricordano le proiezioni di film-opera, conferenze, tavole rotonde, le pubblicazioni “Quaderni dell’Accademia”, mostre in coincidenza di celebrazioni di grandi musicisti. Si ricordano in particolare quella Wagneriana presso l’Università di Messina, e inoltre quelle di Brahms, Strawinskij, Webern, Mozart, Rossini, Monteverdi, realizzate con la partecipazione di prestigiosi nomi della musicologia internazionale come: Luigi Rognoni, Massimo Mila, Giuseppe Sinopoli, Guido Salvetti, Roman Vlad, Franco Mannino, Roberto Pagano, Sylvano Bussotti, Francesco Pennisi, Luigi Pestalozza, Aldo Clementi, Giacomo Manzoni, Salvatore Sciarrino, Piero Rattalino, Michelangelo Zurletti, nominativi fra i più significativi della composizione internazionale, e la realizzazione di corsi di musica asiatica e contemporanea in collaborazione con l’Università di Messina.
“La nostra programmazione scaturisce dalla consapevolezza che la musica costituisce uno dei più importanti patrimoni culturali del nostro Paese, svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo globale dell’individuo, è nutrimento della mente e dello spirito. La Musica fa bene al cuore ed educa alla bellezza”. (Grazia Maria Spuria – Direttore Artistico)