In occasione dl decennale della morte di Claudio Abbado, avvenuta a Bologna il 20 gennaio del 2014, iniziamo la pubblicazione di tutti gli articoli dedicati da Amadeus al grande direttore d’orchestra, protagonista della vita musicale del Novecento e di questo primo scorcio del nuovo secolo.
È stato inevitabile che, fin dal primo numero, la nostra attenzione fosse rivolta al Maestro da poco eletto a una delle cariche più prestigiose: quella di direttore dei Berliner Philharmoniker.

(Ottobre 1999 – Amadeus n. 119)

Claudio Abbado a Cuba: Hasta la musica!

di Giuseppina Manin

La consegna di strumenti ai giovani studenti, due concerti
e un memorabile incontro con Fidel Castro sono i momenti che hanno segnato
il viaggio cubano della Gustav Mahler Jugendorchester.
Un progetto benefico, che non ha però raccolto le sperate adesioni.

Hasta la musica sìempre! Potrebbe essere lo slogan di «Strumenti per Cuba», l’iniziativa nata cinque anni a da un’idea di Alessandra Abbado, che è infine andata a segno lo corso agosto. Una campagna di solidarietà a favore dei giovani musicisti delle scuole dell’Avana, promossa da Ferrara Musica e Archi Nuova Associazione col sostegno del Ministero degli Esteri e di alcuni sponsor privati.
Protagonisti i ragazzi della Gustav Mahler Jugendorchester, 130 musicisti provenienti da tutta Europa, con spiccata attenzione per i Paesi dell’Est, tutti d ‘età compresa fra i 16 e i 26 anni. Un’orche­ stragiovanissima e straordinaria. Come straordinario è il maestro che li ha scelti e cresciuti, Claudio Abbado, il direttore che più di ogni altro da oltre vent’anni si spende per i nuovi talenti.
Tre giorni, quelli della Mahler e Abbado a Cuba, ricchi di incontri ed emozioni. Culminati con i due concerti, diretti da Stefan Anton Reck (che ha affiancato Abbado per tutta la tournée, da Tanglewood a Caracas, Cuba, Santiago di Compostela, Edimburgo, Bolzano, Trieste) e naturalmente da Abbado stesso. Che ha avuto in platea, ospite d’onore, Fidel Castro che, alla fine, ha invitato tutti, maestri e ragazzi della Mahler al gran completo, a un ricevimento nel blindatissimo Palazzo del Consiglio di Stato. Per un brindisi alla salute della musica e un altro alla sua, visto che lo scoccare della mezzanotte del 13 agosto è coinciso con il 73mo compleanno del líder maximo. Festeggiato con un «happy birthday» speciale, suonato dagli ottoni della Mahler, che ha sorpreso e anche un po’ commosso il vecchio «barbudo». «È stato il miglior compleanno della mia vita», ha mormorato Fidel abbracciando con gusto la deliziosa Stafanie Laucke, uno dei violini della Mahler, che compiva gli anni lo stesso giorno. Solo che i suoi sono solo 21.

, La piccola violinista Ivonne Padron, simbolo dei giovani musicisti cubani, con il suo maestro.

Ma il clou vero, quello attorno a cui si è mosso l’intero progetto, è stata la consegna degli strumenti: settecento chili di materiale, quattro pianoforti, sessantacinque chitarre, tre clarinetti, quattro violini, più un numero imprecisato di corde, archetti, spartiti, frutto della raccolta internazionale lanciata da Ferrara e poi via Internet (www.abbadocuba.org). Un bottino a dire il vero un po’ deludente. «Purtroppo, a dirottare parte degli aiuti, è stata la terribile guerra nel Kosovo, diventata naturalmente prioritaria», ha spiegato Abbado, aggiungendo però che quella portata a Cuba «è solo una prima tranche. La campagna continua, contiamo su una maggiore generosità», si augura Abbado. Speriamo, visto che finora le istituzioni, in prima fila quelle pubbliche, hanno finto di ignorare l’iniziativa. Non un Conservatorio, non un teatro lirico, si sono fatti avanti. Eppure, dare una mano a spezzare il doloroso embargo, non solo economico ma anche culturale che attanaglia l’isola da oltre 30 anni, sarebbe doveroso. La breccia aperta da Abbado e dalla Mahler ha comunque portato i primi frutti: quattro studenti delle accademie musicali cubane arriveranno in Europa per frequentare corsi di perfezionamento, grazie ad alcune borse di studio messe a disposizione dal governo italiano.
Fra i prescelti, selezionati da Abbado stesso durante una mattinata di audizioni, il primo che il 15 ottobre arriverà a Bolzano (sede della Mahler e da ora anche di corsi di specializzazione tenuti da prestigiosi musicisti, sempre con la supervisione di Abbado) è un simpatico violinista dalla pelle ambrata. Ilmar Gavlan, 25 anni, non credeva ai propri occhi quando Abbado, al termine dell’audizione (ha eseguito una sonata di Ysaye), gli ha stretto la mano e l’ha preso da parte proponendogli la trasferta a Bolzano. «Nella mia vita ho già avuto diversi colpi di fortuna», racconta, «da ragazzo sono potuto andare a studiare violino al Conservatorio Cajkovskij di Mosca. Dopo il diploma, mentre ero a Madrid per uno stage, fra il pubblico c’era la regina Sofia, che si è complimentata con me e mi ha offerto un corso con un maestro molto celebre. Un nuovo titolo che mi ha consentito di arrivare, in barba all’embargo, persino a una scuola di Los Angeles. E adesso Abbado … È fantastico».
Figlio d’arte, suo padre era direttore dell’Havana Orchestra, Ilmar sogna un brillante futuro per sé ma, anche, si augura di cuore, per il suo paese. Che può vantare una tradizione musicale non comune. Più volte lo stesso Abbado ha ricordato che all’Avana, negli anni Quaranta, esisteva una delle orchestre più prestigiose, guidata a lungo da Eric Kleiber (padre del grande Carlos) e dove venivano a suonare i principali solisti dell’epoca, da Rubinstein a Horowitz, a Piatigorski. Con l ‘embargo anche per la musica sono arrivati i tempi bui. «E inutile avere uno Stradivari se mancano le corde», commenta amara Alicia Perea, presidentessa dell’Istituto cubano per la musica. «Nonostante le nostre difficoltà economiche abbiamo continuato a puntare sull’educazione musicale», spiega. «All’Avana ogni quartiere ha una sua scuola di musica. Gratuita e aperta a tutti. Perché tutti devono avere almeno le basi di questo alfabeto fondamentale. Il problema vero per noi viene dopo. Terminato il Conservatorio, i giovani spesso non trovano sbocchi adeguati».
E nemmeno strumenti. Come si è visto, sempre durante un’audizione, quando un ragazzo arrivato con un violino chiaramente inadatto si affannava invano a cercare di cavarne le giuste intonazioni. Capito il suo dramma, uno dei violinisti della Mahler gli ha offerto il suo strumento. E da quelle corde il giovane cubano ha subito tratto suoni migliori. Infine, a dare un segnale dell’impegno per una rinascita seria della tradizione sinfonica, il rinato Teatro Amedeo Roldán, una struttura di foggia ottocentesca, 900 posti, tenuto a battesimo proprio dalla Mahler.

L’applauso di Fidel Castro (al suo fianco Il ministro della cultura cubano Abel Prieto e la figlia di Abbado, Alessandra.

«Qualcosa si sta muovendo, la nostra musica è tornata alla ribalta internazionale», assicura Abel Prieto, 50enne riccioluto Ministro della Cultura cubana, elencando gli eventi che hanno preceduto lo sbarco di Abbado e i suoi: l’arrivo dell’Orchestra Internazionale d ‘Italia diretta da Paolo Olmi al Teatro «Garcia Lorca», e prima ancora, su un altro versante, i Nomadi e Jovanotti. E per novembre Prieto, che non nasconde la sua passione per il rock, punta su Bob Dylan. Se ci riuscirà sarà un altro bel colpo per sdoganare Cuba. Nel frattempo, nonostante le critiche rivoltegli sul loro giornale dai giovani comunisti cubani, Buena Vista Social Club, il film-documentario di Wim Wenders, ha contribuito non poco a risvegliare attenzione per l ‘altra grande tradizione cubana, quella della «Trova». Un successo così vivo che ora il regista è già al lavoro per Buena Vista 2. I vecchi musicisti a Cuba non mancano. E ora anche i giovani hanno qualcosa in più su cui sperare.