di Carlo Delfrati

Amadeus n. 5 aprile 1990: ha inizio la pubblicazione della rubrica “Le Parole della musica” a cura di Carlo Delfrati, uno dei maggiori esperti in didattica musicale e autore di diffusissimi corsi per le scuole medie.
Con questa rubrica si è cercato di chiarire il significato di alcuni dei più frequenti (ma anche dei più insoliti) termini usati dagli addetti ai lavori.
La rubrica Parole della musica si protrae fino al n. 73 del dicembre 1995 e viene sostituita dalla rubrica Scuola cui farà seguito il supplemento ScuolAmadeus.

La parola è tedesca, e al plurale fa Lieder. Un qualunque dizionario di tedesco la traduce con «canzone» nel senso più ampio del termine: per esempio Volkslied è il canto popolare, Das Hohe Lied è il biblico Cantico dei Cantici. Qualsiasi motivo cantato potrebbe esser detto Lied, anche se per il beat e affini il tedesco usa la parola Schlager («schlagen» = battere). E per finire con le pignolerie ricordiamo che i tedeschi scrivono con l’iniziale maiuscola tutti i sostantivi: perciò Lied. È bene che l’eventuale aspirante critico che ci legge non lo dimentichi, pena la rovina precoce della sua carriera. Solo quando sarà una penna quotata e temuta potrà permettersi di aderire alla regola ortografica italiana di scrivere i nomi comuni con la minuscola, anche quelli stranieri: lied.
Ma poi c’è un senso più ristretto di questa parola a indicare la canzone colta su testo in lingua tedesca. Un uso «ristretto» per modo di dire. I primi Lieder che la storia della musica registra risalgono al Medioevo, gli ultimi sono ancora freschi d’inchiostro sul leggio di ogni buon compositore tedesco vivente.
Sono Lieder le elegie, i ditirambi, le serenate con cui Walther von der Vogelweide, il principe dei poeti-musicisti del XII-XIII secolo, deliziava il duca di Vienna o Federico Il, l’imperatore del Sacro Romano Impero, ricevendone in cambio un ricco feudo in quel di Würzburg. È la grande stagione dei Minnesanger, gli equivalenti dei trovatori franco-italiani. Sono canti a una sola voce, su cui si fioriva un semplice accompagnamento di strumento a pizzico.
Ma sono Lieder anche le composizioni a più voci del periodo rinascimentale, che hanno tra i loro maestri Heinrìch Isaac e Orlando di Lasso. Il confine tra canto popolare e composizione d’autore colto non è netto in quest’età, e testimonia di uno scambio sociale, fra classi superiori e inferiori, che non verrà mai meno, anche se conoscerà un offuscamento nell’età barocca. Le maggiori raccolte di canti di questo periodo per esempio il Lochamer Lieder-buch e il Glogauer Lieder­buch sono la principale fonte dell’antico canto popolare tedesco. In quest’ultimo libro compare un uso curioso dei Lieder, ne troviamo alcuni non disposti in successione, uno dopo l’altro, ma sovrapposti in un contrappunto spesso umoristico. Il gusto polifonico dell’epoca coinvolge in questo modo anche il canto popolare. La tecnica avrà successo, tanto che prenderà diversi nomi: «quodliebet», «centone» e poi nomi gastronomici come «fricassée», «misticanza», «ensalada». Dopo il Lied più accademico dell’età barocca, nello stile della monodia accompagnata, il Lied popolareggiante risorge alla metà del Settecento, nei pezzi vocali di Johann Adam Hiller: una tendenza che avrà il suo culmine nella scuola classica di Haydn, Mozart, Beethoven. Questa è la lunga tradizione che Franz Schubert si trova davanti quando inaugura l’ultima straordinaria stagione del Lied. Il 19 ottobre 1814, giorno in cui il diciassettenne compositore scrive la sua Margherita all’arcolaio, è stato definito «il giorno natalizio del Lied tedesco». L’andamento popolare delle melodie si sposa in Schubert a una sapiente ambientazione armonica, con il pianoforte che fa spesso da interlocutore della voce, illustrando, rinforzando le emozioni, a volte contrastando il senso apparente del testo. I più che seicento Lieder composti da Schubert (spesso in collane, come La bella mugnaia, Viaggio d’inverno, Il canto del cigno) ebbero l’effetto di provocare una valanga. Schumann (con i suoi indimenticabili Amore e vita di donna, Mirti, Amor di poeta), Lowe, Liszt, Wagner (con i suoi Wesendonck Lieder), Brahms, Wolf hanno regalato ai loro ascoltatori una messe inesauribile di Lieder, spesso composti sui testi poetici dei maggiori scrittori tedeschi, a cominciare da Goethe. Un repertorio che non ha il minimo equivalente negli altri Paesi.
Il modello tipico del Lied sette-ottocentesco è per voce e pianoforte. E così saranno ancora nel nostro secolo i Lieder di Richard Strauss, Arnold Schoenberg, Webern. Ma dal tardo Ottocento il bisogno di arricchire di timbri differenziati l’espressione musicale fa sostituire a volte il pianoforte con l’orchestra: è la grande fioritura dei Lieder di Gustav Mahler, i Canti del viandante, i Kindertotenlieder, il Corno magico del ragazzo, Das Lied von der Erde, Il canto della terra, come intitolerà Mahler la sua estrema composizione sinfonica. Non sarà la prima volta che lo spirito del Lied entra nell’altro tipico genere musicale tedesco, la sinfonia. Basta pensare alle melodie popolari presenti nelle sinfonie di Joseph Haydn.
Il Lied, il suo felice intreccio di popolare e colto, ha fecondato l’intera storia del sinfonismo tedesco.

(Amadeus n. 23 ottobre 1991)