di Klaus Geitel
(Pubblicato sul n. 3 di Amadeus, febbraio 1990)
Mstislav Rostropovich e Leonard Bernstein testimoni illustri
della caduta del muro di Berlino in una breve cronaca del critico e musicologo Klaus Geitel.
«Ho pianto quando ho visto alla televisione francese le immagini del Muro di Berlino» ha detto Mstislav Rostropovic, «le immagini delle carovane di persone che improvvisamente si conquistavano una via attraverso il Muro. Volevo essere insieme a loro, anche se solamente per un istante. Volevo suonare con loro».

Mstislav Rostropovic davanti al muro di Berlino.
Detto, fatto. Rostropovich ha preso a prestito un aereo privato di amici. Ha lottato brevemente e in modo deciso per il permesso di volo verso quella Berlino che, in fin dei conti e specialmente per quel che riguarda lo spazio aereo, risulta ancora occupata da quattro potenze.
Karajan non aveva mai ottenuto tale permesso di volo durante tutti i trent’anni della sua attività di direttore dell’Orchestra Filarmonica di Berlino. Alla fine, sempre in segreto, atterrava con il suo velivolo a Berlino Est e veniva poi accompagnato, attraverso il Muro, verso i suoi concerti.
Ma Rostropovich è riuscito ad atterrare a Berlino in compagnia del violoncello e degli amici. Senza esitare si è diretto verso il «Checkpoint Charlie», si è fatto portare una sedia e ha iniziato a suonare una Sarabanda di Bach.
Il podio improvvisato
Un passante ignaro lo ha scambiato per un artista girovago e gli ha offerto un marco. Con disinvoltura, Rostropovich lo ha messo in tasca.
«Io suono per ricordare quanti hanno lasciato qui la loro vita», ha spiegato Rostropovich; e non sono stati pochi. Solo a qualche centinaio di metri di distanza dall’improvvisato podio di Rostropovich, un tempo, un giovane uomo in fuga era morto dissanguato nella terra di nessuno dietro il Muro, sotto lo sguardo atterrito dei berlinesi dell’Ovest.
Il piccolo concerto di Rostropovich – un rito funebre per i posteri – e poi, allo stesso tempo, una Bourèe di Bach, una festa di gioia. La marea di persone che man mano si stava formando intorno a Rostropovich applaudiva. «I muri non sono eterni», si sentiva dire tra la folla.

Leonard Bernstein mentre piccona il Muro di Berlino.
Quello di Berlino, anche se assai piacevolmente, è diventato più «permeabile» e rimarrà in piedi ancora per un poco. Del resto, se così non fosse dove arriverebbe altrimenti Leonard Bernstein?
Bernstein nelle «due» Berlino
Rostropovich è rimasto a Berlino solamente per tre ore, accolto e circondato con un caloroso benvenuto. Bernstein si è invece fermato più a lungo. Nel periodo natalizio ha eseguito con l’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese di Monaco, rinforzata da musicisti provenienti da Dresda e Leningrado, New York e Mosca, e con il Coro della Radio di Monaco, la Nona Sinfonia di Beethoven sia a Berlino Est sia a Berlino Ovest, collegandosi, tramite un largo numero di stazioni radiofoniche e televisive internazionali, con l’umanità intera.
Soddisfatto così, in primo luogo, il desiderio non tanto di Bernstein, quanto forse quello di Beethoven.
**********
Traduzione di Michael Mathieu