La scomparsa di Franco Cerri è una perdita che non ha colpito solo il mondo della musica.  A 95 anni (era nato a Milano il 29 gennaio 1926) Franco rappresentava una sorta di memoria storica del jazz italiano, che aveva praticato fin da giovanissimo, suonando da autodidatta una chitarra che il padre gli aveva regalato, pagandola 78 lire.

Franco Cerri insieme a Mina.

Aveva poco meno di vent’anni quando nel 1945, finita la guerra, la gente si riuniva nei cortili delle case (soprattutto quelle dei rioni popolari) per festeggiare con canti e balli la fine del conflitto, il ritorno alla vita, alla pace e alla fine della feroce dittatura nazi-fascista. A queste feste partecipava e “suonicchiava” il giovanissimo Franco. Qui lo conobbe una sera Gorni Kramer che “prese la fisarmonica e si mise a duettare con me”, racconta Franco. All’indomani si incontrarono in Galleria del Corso, che era la casa dei musicisti e della musica, e Gorni “mi prese con sé. Stetti con lui per vent’anni”
Ma la fama di Franco superò i confini cui sono destinati i musicisti di jazz, noti per lo più agli appassionati del genere, grazie a uno spot pubblicitario che all’epoca si chiamava Carosello: lui era l’uomo in ammollo e faceva la pubblicità per un noto detersivo. Ancora oggi c’è chi lo conosce solo in veste di protagonista di quella scenetta dove appare immerso in una vasca piena d’acqua. Ma c’è anche chi lo ricorda e lo apprezza come uno dei massimi esponenti del jazz in Italia, il musicista che, grazie alle sue doti non comuni di chitarrista si era esibito con i massimi esponenti del jazz internazionale: Chet Baker, Django Reinhardt, Billie Holiday, Stéphane Grappelli, Lee Konitz, Dizzy Gillespie, Tullio De Piscopo, Mina e molti altri.

Enrico Intra e Franco Cerri.

Con il pianista Enrico Intra nasce un vero e proprio sodalizio e con lui fonda nel 1987 a Milano la Civica Scuola di Jazz.
Nessuno lo ha conosciuto meglio di Enrico Intra che ha rilasciato all’Ansa questa dichiarazione: «Abbiamo suonato insieme per mezzo secolo – racconta Intra – abitando insieme questo mondo del suono cui mancherà un ottimo musicista e un ottimo docente di chitarra; perché Franco riusciva a comunicare tutta la sua esperienza e personalità d’uomo, era molto disponibile, educato, civile, umano, aveva tutte quelle belle doti che dovrebbero avere tutti, poteva considerarsi fortunato chi lo frequentava e a maggior ragione gli studenti che lo hanno avuto come docente»